Milano, il Leoncavallo intoccabile: 103 notifiche di sfratto, ma è sempre lì. De Corato: «La sinistra li copre»

29 Ott 2021 10:59 - di Federica Parbuoni
leoncavallo

Sono arrivate a quota 103 le notifiche di sfratto al centro sociale milanese Leoncavallo. Un numero che dà la misura della farsa che va in scena ormai da oltre un quindicennio e che, infatti, neanche è più considerata degna di risalto pubblico. Ieri a fare notizia, più dell’ufficiale giudiziario che per l’ennesima volta si è presentato al portone dello stabile di via Watteau, è stato l’abbattimento del muro di fronte, “tela” dei murales del centro sociale, per fare spazio all’imminente costruzione di un condominio.

Replica 103 per la farsa dello sfratto al Leoncavallo

A raccontare come sia andata la 103esima notifica giudiziaria, destinata già nelle premesse a cadere nel vuoto come le precedenti 102, è stato Libero. Il funzionario si è presentato, ha trovato ad attenderlo un banchetto delle “Mamme antifasciste del Leoncavallo”, spalleggiate da un centro numero di autonomi, ha consegnato la notifica di sfratto e se n’è andato. Visti i precedenti, si può immaginare che l’ingiunzione sia finita direttamente nel cestino. Del resto, come sottolineato dall’assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia, Riccardo De Corato, in assenza di volontà politica lo sfratto – e tanto meno lo sgombero – non avranno mai seguito. «Finché avremo sindaci di sinistra come Sala, il centro sociale resterà dov’è», ha chiarito l’esponente di FdI.

Un quindicennio di tentativi inutili

Le parole di De Corato prendono atto di una situazione ampiamente sperimentata. Il Leoncavallo si trova nella sede di via Watteau dal 1994. Ci arrivò, ricorda Libero, accogliendo l’offerta dell’immobiliare L’Orologio della famiglia Cabassi, che concesse «temporaneamente» lo stabile agli autonomi dopo il breve pellegrinaggio seguito allo sgombero dalla sede storica di via Leoncavallo. Come spesso accade, però, anche in quel caso si dimostrò che in Italia non c’è nulla di più permanente del temporaneo o transitorio, e una decina di anni dopo i pur benevoli Cabassi furono costretti a rivolgersi all’autorità giudiziaria per tornare in possesso dell’immobile, che fu oggetto di una prima notifica di sfratto nel 2005. Da allora i tentativi si sono ripetuti tra vibrate sollecitazioni della proprietà a prefetto e questore e reiterate notifiche, fino a quel numero ormai ridicolo, più che monstre, di 103. Oggi, come riferisce ancora Libero, i Cabassi neanche vogliono più commentare.

De Corato: «La sinistra li copre, loro si sentono impuniti»

Dunque, l’unico a parlare della vicenda resta De Corato, ricordando la costante benevolenza delle giunte di centrosinistra nei confronti degli autonomi. «In città – ha spiegato De Corato – ci sono una dozzina di centri sociali abusivi come il Leonka, ma lui (Beppe Sala, ndr) è stato bene attento a lasciare fuori la questione dalla campagna elettorale, anche perché nella sua precedente giunta aveva un paladino degli antagonisti come Paolo Limonta. E senza la volontà politica, il prefetto non credo si muoverà. Non dimentichiamoci che, quando il Leoncavallo fu allontanato dalla sua storica sede e poi da via Salomone grazie agli interventi massicci delle forze dell’ordine, il sindaco era il leghista Formentini. Ora invece, dopo dieci anni di governi cittadini della sinistra, questi si sentono impuniti al punto da protestare perché gli abbattono il muro sull’altro lato della strada. A tanto siamo arrivati».

La precisazione dell’immobiliare “L’Orologio srl”

Di seguito le precisazioni della società L’Orologio srl in merito alla vicenda in oggetto

* La società non ha mai concesso l’immobile agli occupanti neppure a titolo provvisorio. Il 13 settembre 1994, a soli 5 giorni dall’occupazione, la società L’Orologio ha provveduto a sporgere formale denunzia alla Questura di Milano nei confronti degli occupanti abusivi. La società ha inoltre citato in giudizio gli occupanti per ottenere, tra il resto, l’ordine di rilascio dell’immobile e, nel maggio del 2005, a seguito delle sentenze che hanno riconosciuto l’illegittimità dell’occupazione, ha chiesto l’esecuzione di tali decisioni e lo sgombero coattivo dell’immobile.

* Dal 2005 ad oggi, i tentativi di accesso (compreso quello del 28 ottobre scorso) sono stati 106 e altrettante sono le lettere inviate alle autorità competenti e alle istituzioni interessate, con l’espressa richiesta della Forza Pubblica. Tutti i tentativi di accesso sono rimasti infruttuosi a causa del rifiuto da parte degli occupanti di rilasciare spontaneamente l’immobile e del mancato intervento della Forza Pubblica, sempre regolarmente avvisata.

* Per quanto riguarda l’asserita “benevolenza” nei confronti degli occupanti da parte della Proprietà, sembra utile riportare quanto rilevato dalla Corte di Appello di Milano con la sentenza n. 2852/2004. «Il fatto che L’Orologio srl abbia partecipato alle trattative, concesso proroghe, partecipato a riunioni, esaminato proposte, approfondito temi e soluzioni, e la circostanza che esistesse un suo interesse economico costituito dalla possibilità di percepire un canone in corrispettivo del godimento del complesso immobiliare significa soltanto che si trattò di tolleranza civile, costruttiva, sensibile alle istanze sociali sottese alle vicende, attenta ai profili pratici ed economici, non che la stessa sia travalicata in consenso al godimento come effetto contrattuale anticipato».

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