Il “sovranista” Gentiloni: «Le regole Ue rendono impossibile l’obiettivo della transizione ecologica»
Sorpresa: anche gli euro-fan ammettono che con l’attuale Patto di stabilità la Ue non va lontano. Parola di Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia. L’ex-premier ha parlato dai microfoni di Sky Tg24. L’obiettivo, infatti, è rivederlo in profondità. Il problema però capire in quale direzione: se quella dei cosiddetti “Paesi frugali“, sempre arroccati su austerità di bilancio, o quella del fronte mediterraneo, più incline a una politica espansiva. I primi parlano per conto della Germania, tra i secondi potrebbe arrivare la Francia. Comunque sia, che il Patto di stabilità necessiti di un tagliando è esigenza che più nessuno nega.
Dura intervista di Gentiloni a Sky Tg24
Al momento, rivela Gentiloni, «abbiamo avviato una consultazione per capire qual è il consenso» in merito. Ma non è l’ottimismo a regnare. «Sarà un gran lavoro trovare un consenso perché la divisone non è finita», ha ammesso il commissario Ue. Che ha esortato a superare la contrapposizione tra «frugali e non frugali». «Siamo di fronte a un capitolo nuovo», ha detto. Del resto, ha aggiunto, «se non ci sono le modifiche alle regole attuali è difficile utilizzarle, praticamente impossibile». L’avesse pronunciate un sovranista queste stesse parole, l’ondata di sdegno avrebbe provocato uno tsunami. Ma sono di un europeista doc e tutto va bene.
«Occorre modificare il Patto di Stabilità»
A spingere Gentiloni è anche il corposo e ambizioso elenco di obiettivi da centrare, a cominciare dalla transizione ecologica. «Su quest’ultima – spiega l’ex-presidente del Consiglio – dovremo spendere 500 miliardi di investimenti aggiuntivi ogni anno nei prossimi 10 anni». Risorse che in parte arriveranno dai privati, «ma che – precisa il commissario Ue – non possono che arrivare anche dalla finanza pubblica». E questo, avverte, «richiederà che una parte di queste non vengano sottoposto alle regole del Patto di stabilita». Gentiloni ha affrontato anche il contenzioso che vede opposta la Ue alla Polonia. «Sono contrario a guerre di religione», ha premesso. Ma la sostanza resta immutata: se Varsavia non fa un passo indietro alla commissione disciplinare per i magistrati, Bruxelles non le erogherà i soldi del Pnrr.