Fondi sottratti, viaggi all’estero, concerti fantasma: ecco tutti i reati di Lucano che la sinistra “nasconde”

1 Ott 2021 17:40 - di Lucio Meo

La condanna inflitta all’ex sindaco di Riace (Rc) Mimmo Lucano a 13 anni e 2 mesi, a fronte dei 7 anni e 11 mesi chiesti dalla procura di Locri, deriva dal riconoscimento della sua colpevolezza per 10 capi d’accusa (per 5 il Tribunale lo ha assolto e per uno è scattata la prescrizione). Tanti i reati. Nell’ambito del processo “Xenia”, innanzitutto, Lucano non è stato condannato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (i pm avevano ritirato l’accusa relativa ai matrimoni di comodo per favorire la permanenza illecita di donne straniere in Italia), e soprattutto l’ex sindaco è stato assolto dall’accusa più grave, concussione, per non aver commesso il fatto.

Tutti i reati di Mimmo Lucano

Mimmo Lucano è stato invece condannato per associazione a delinquere, truffa aggravata allo Stato, falso ideologico in atto pubblico e soprattutto peculato. Per quanto attiene all’associazione a delinquere, Lucano, secondo quanto si evince dal dispositivo della sentenza del Tribunale di Locri, ha commesso una serie di delitti contro la Pubblica amministrazione, il patrimonio e la fede pubblica al fine di soddisfare illeciti interessi patrimoniali delle cooperative e delle varie associazioni che lo stesso Lucano o persone a lui vicino controllavano e che svolgevano la funzione di gestori dei vari progetti per immigrati.

Numeri falsi sugli immigrati

Nello specifico, la colpevolezza di Lucano per quanto riguarda questo capo d’accusa lascia emergere rendicontazioni indebite sul numero degli immigrati presenti nelle strutture, sugli alimenti che sulla carta erano destinati ai migranti ma in realtà venivano utilizzati per fini privati, fatture false, prelievo di denaro dai conti correnti senza pezze giustificative e anche destinazione indebita dei fondi ottenuti per scopi diversi rispetto all’accoglienza.

L’altro capo d’accusa che pesa sulla condanna è la truffa aggravata allo Stato allo scopo di ottenere il versamento indebito di 2,3 milioni di euro nelle case delle medesime associazioni (originariamente, in questo caso, si contestava a Lucano l’abuso d’ufficio, ma i giudici hanno riqualificato il reato aggravando la posizione dell’ex sindaco). Sempre in tema di truffa allo Stato, c’è poi il riconoscimento della colpevolezza per quanto riguarda 281mila euro per fatture false, costi non verificati, acquisti vari in realtà mai avvenuti (materiale di cancelleria, mobili, ecc).

Fondi sottratti allo Stato sull’accoglienza

Lucano, quindi, è accusato anche di falso ideologico in atto pubblico. In questo caso si tratta di 56 determine redatte per ottenere il rimborso per la gestione del Cas e dello Sprar. A contribuire, poi, alla condanna a 13 anni e 2 mesi c’è anche l’accusa, riconosciuta dai giudici, di peculato per 16 fatti contestati. Secondo quanto stabilito dal Tribunale, dunque, Lucano si sarebbe appropriato sistematicamente di fondi ottenuti dallo Stato, 2,4 milioni di euro, che sono stati distratti rispetto alla finalità reale, quella dell’accoglienza dei rifugiati, e indirizzati alla ristrutturazione e l’arredo di alcune case e un frantoio senza che ci fosse una rendicontazione.

Il viaggio in Argentina e i concerti “fantasma”

A ciò va aggiunto il prelievo di circa 500mila euro utilizzati da Lucano sia per un viaggio in Argentina che per alcuni concerti a Riace che poi avrebbe dichiarato non essersi svolti per non pagare la Siae. Lucano, inoltre, oltre ad essere stato condannato per aver rilasciato alla compagna un falso certificato che attestava il suo stato civile nubile e non di coniugata, ha incassato la condanna anche per aver affidato il servizio di raccolta e trasporto rifiuti a due cooperative che mancavano dei requisiti di legge.

Ma i 13 anni e 2 mesi di reclusione sono stati inflitti anche perché, mentre i pm ritenevano che i reati contestati a Lucano fossero esecutivi di un medesimo disegno criminoso, il Tribunale di Locri ha stabilito che i disegni criminosi fossero in realtà due.

Nessuna attenuante generica

Nel primo caso, il codice prevede che si aumenti del triplo la pena base, vale a dire quella infitta per il reato più grave, in questo caso il peculato (che prevede una pena dai 4 ai 10 anni); ma la scelta dei giudici di “separare” i disegni criminosi ha comportato il raddoppio delle pene base, giungendo a una condanna di 10 anni e 4 mesi, a cui si aggiungono 2 anni e 10 mesi per alcuni abusi d’ufficio e un falso per aver rilasciato un certificato a una straniera che non aveva diritto in quanto non residente a Riace.

Va infine evidenziato che a Lucano e ai coimputati non sono state riconosciute le attenuanti generiche nei reati commessi.

 

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