Fascismo, da Lerner alla Gruber gli “aiutini” alla sinistra: screditano gli avversari e si ergono a giudici

9 Ott 2021 11:34 - di Hoara Borselli
fascismo

C’è un’ossessione ben radicata e marcata nella sinistra odierna, un’ossessione eternamente ridondante chiamata fascismo. Non passa tempo in cui i democratici non usino e abusino del termine fascismo per attaccare gli oppositori a destra che con il passato dittatoriale non hanno nulla cui spartire. Appena un partito legato all’area di destra ha un minimo successo e mostra segnali evidenti di affermazione, scatta la gogna dei progressisti che accusano ed emettono la condanna di essere eredi di una ideologia che ha portato alla dittatura.

L’ossessione del fascismo e i giustizialisti rossi

I giustizialisti rossi emettono la sentenza come se l’unico pensiero dominante e corretto fosse a sinistra. Così, ecco che poco prima delle amministrative e l’inchiesta di Fanpage si è riversata quella macchina di fango verso cui l’ossessione fascismo è diventata la parola dominante nelle tv, nei social per screditare l’avversario. Da Lerner che dal suo Twitter ha cinguettato commenti carichi di livore e si erge a giudice supremo, dispensatore della verità assoluta, rivolgendosi alla Meloni scrive: «Quando @GiorgiaMeloni dichiara che “in Fratelli d’Italia non c’è spazio per razzisti, antisemiti e per paranazisti” mente sapendo di mentire. E lascia comunque intendere che per i fascisti invece lo spazio c’è, eccome». Parole antidemocratiche che rappresentano l’ossimoro stesso del pensiero di una persona che dice di esserlo: democratico.

Il web, Piazzale Loreto 2.0

Gli stessi antifascisti che si indignano così tanto per le inchieste di Fidanza ma soprattutto che seguono come cecchini le reazioni di Giorgia Meloni, non hanno esitato un secondo a mettere sullo scranno degli imputati la neoeletta consigliera della Capitale Rachele Mussolini, colpevole del reato di cognome trasformando il web in un perverso Piazzale Loreto 2.0. Sui social è comparsa la foto di Rachele ribaltata con epiteti d’odio, allusioni becere. Quando ci si ritrova a combattere una persona che per di più di cognome fa Mussolini, anche il politicamente corretto e il femminismo tanto esasperato dalla sinistra lascia spazio al vuoto e agli insulti che sovrastano e alla falsa morale del buonismo di parte.

L’attacco di Lilli Gruber a Michetti

L’odio social(e) è stato dilagante nell’ultimo periodo ma ci sono personaggi che sono stato presi maggiormente di mira rispetto ad altri e per cui si usa ogni contesto per abbattere con quell’estenuante litania: fascismo. È il caso di Lilli Gruber che durante il suo programma 8 1/2 ha serenamente affermato: «Enrico Michetti viene dalla destra neofascista», riportando per assodata una falsa verità a cui è seguita una querela da parte dello stesso candidato sindaco a Roma. Per arrivare all’ultima dichiarazione di Bersani che a Piazza Pulita da Formigli ha affermato: «L’antifascismo è la sostanza della nostra Repubblica. È il cuore della nostra Repubblica. Forse Giorgia Meloni non sa che quando ha giurato sulla Costituzione ha giurato sull’antifascismo».

Fascismo, le amnesie della sinistra

La realtà è che la Meloni ha più volte rimarcato il suo non essere fascista e precisato la sua posizione in merito, ma evidentemente a sinistra non lo se lo vogliono ricordare o fanno finta. Quel marchio che per i democratici diventa il segno che va al di sopra ogni parola, ogni fatto, ogni dichiarazione pubblica, tanto da far si che ogni affermazione, critica e ogni riflessione viene sminuita o risulti senza senso, perché la morale giusta regna in maniera ipocrita solo a sinistra C’è la scure mediatica verso un partito a cui si accusa la nostalgia di un passato che non ha visto e conosciuto anche solo per anagrafe. Nonostante questo ancora adesso chi non ha votato per i democratici è accusato di seguire la corrente del fascista. Il fascismo non esiste più da 70 anni ma è sfortunatamente ancora energico il conformismo più cupo, reale nemico della democrazia.

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