Elezioni, ha votato meno della metà degli elettori (47,05%). A Roma le periferie disertano le urne

4 Ott 2021 9:08 - di Redazione
Elezioni

Solo l’ultima rilevazione pomeridiana ci dirà quanto largo sia il divario dell’affluenza ai seggi tra l’attuale tornata amministrativa e quella del 2016. Quello parziale, reso noto alle 23 di ieri dal Viminale e limitato a 605 Comuni su 1153, segnala una partecipazione del 47,05 per cento. Alla stessa ora delle elezioni di cinque anni fa era stata stessa ora del 66,50 per cento, ma si votava in un giorno solo. Ieri però si votava anche per l’elezione di due deputati in altrettanti suppletive (Roma-Primavalle e Siena), oltre che per il Consiglio regionale della Calabria.

A Napoli si è espresso poco più di un elettore su tre

Nella Capitale, alle 23, aveva votato il 33,52 per cento, a Siena il 25,64. ancora più basso il livello di affluenza nelle elezioni calabresi: al 27,22 per cento (dato riferito a 170 Comuni su 404). Alle precedenti regionali era stata del 41,08. E veniamo al voto nei sei capoluoghi di regione interessati al primo turno per l’elezione del sindaco. Anche qui il dato è riferito alle 23 di ieri. A Milano ha votato il 37,76 per cento. Partecipazione più bassa a Torino (36,5), a Trieste (34) e a Bologna (35,19). A Roma, dove si registra una marcata differenza tra l’alta partecipazione della zona Parioli e quella molto bassa delle periferie, ha votato il 36,82 per cento dei romani. A Napoli, invece, complice anche la temperatura estiva, solo il 33,72 per cento.

Il sondaggista: elezioni da decifrare città per città

Il fatto che manchino ancora diverse ore alla chiusura dei seggi consiglia di astenersi dal trarre indicazioni politiche che potrebbero essere smentite da un’eventuale impennata del tasso di partecipazione ai seggi. Vale tuttavia la pena di segnalare l’analisi sul Messaggero del sondaggista Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos, che vede nella bassa affluenza un rifiuto implicito dei candidati da parte dell’elettorato anche una bocciatura della proliferazione delle liste. Troppe sigle non favoriscono la partecipazione, ma addirittura la disincetiverebbero. Alla fine, spiega Risso, il rischio è che in queste elezioni non vinca nessuno. Perché nessuno è riuscito a ricomporre la frattura tra grandi e piccole città, così come tra centro e periferie, che potrebbe emergere dal voto.

 

 

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