Denunciò il nonnismo, Giulia Schiff resta fuori dall’aeronautica militare. “Mi hanno rovinato la vita” (video)

25 Ott 2021 19:34 - di Luisa Perri
Giulia Schiff

«Mi hanno rovinato la vita. Non voglio commiserazione, merito giustizia». Sono le parole di Giulia J Schiff, ex allieva ufficiale che ha denunciato di essere stata vittima di nonnismo con il battesimo del volo, all’indomani della notizia che il Consiglio di Stato ha confermato la sua espulsione dall’Aeronautica militare e a qualche giorno dal processo che si aprirà il 5 novembre davanti al Tribunale di Latina nei confronti di otto sergenti.

Giulia Schiff, sostenuta dal padre ex pilota militare

L’ex allieva ufficiale, tramite il suo legale l’avvocato Massimiliano Strampelli, ribatte: «Motivi di illegittimità nel procedimento di espulsione c’erano ed erano forti. Che l’Aeronautica ammettesse le proprie responsabilità era un’ipotesi improbabile. Il Consiglio di Stato – continua dopo che il suo ricorso è stato respinto perché ritenuto infondato – ha affermato che l’inimicizia tra me e il mio comandante di corso non è stata comprovata. La verità è che è stato lui insieme ad un ufficiale di inquadramento ad indottrinarci spiegandoci cosa e come dovevamo fare durante quel rito».

Il “battesimo del volo” e il video delle frustate

Il padre di Giulia, Dino Schiff, aggiunge: «Quando il generale Nuzzo (che non è coinvolto nell’inchiesta, ndr) invia l’informativa alla procura militare il 5 ottobre 2018, omette di citare le segnalazioni che gli avevo fatto il 6 aprile, subito dopo il rito. Non ci vuole un esperto per capire cosa sia successo a Giulia. La segnalazione delle frustate subite durante il battesimo del volo non è stata gradita ai suoi comandanti. Perché le sue valutazioni siano crollate dopo l’evento, lo capisce anche un bambino».

Il 5 novembre si aprirà, davanti al Tribunale di Latina, il processo agli otto sergenti del 70esimo Stormo dell’Aeronautica di Latina sul caso di Giulia Schiff. «Si tratta della prima udienza dopo che la Corte di Cassazione ha ritenuto non competente il tribunale militare», spiega l’avvocato Strampelli. «I reati contestati sono violenza privata e lesioni pluriaggravate in concorso. Noi crediamo che il processo di Latina possa chiarire tutti gli aspetti finora rimasti nell’ombra, ivi compreso che il rito fosse conosciuto da tutti nell’amministrazione e che nessun comandante vi abbia messo fine. Chiederemo la citazione del ministero della Difesa come responsabile civile».

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