Covid, una tecnica italiana prevede l’effetto delle varianti sui monoclonali. Ecco come funziona

21 Ott 2021 15:28 - di Mia Fenice
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Le armi per combattere il Covid e le sue varianti si affinano. Un approccio computazionale per prevedere gli effetti delle varianti di Sars-CoV-2 sull’efficacia terapeutica di due anticorpi monoclonali, bamlanivimab ed etesevimab. È il lavoro di un gruppo di ricercatori dell’università di Trieste, pubblicato su Scientific Reports (gruppo Nature), che apre alla possibilità – per il futuro – di progettare monoclonali resistenti alle varianti più pericolose del coronavirus pandemico.

Covid e monoclonali, lo studio di Trieste

Gli anticorpi monoclonali – ricordano gli esperti – sono derivati, tramite particolari procedure di laboratorio, da molecole che il nostro organismo produce naturalmente in risposta a un’infezione o dopo la somministrazione di un vaccino. I due anticorpi bamlanivimab ed etesevimab, somministrati insieme, sono autorizzati dallo scorso febbraio per il trattamento di Covid-19 da lieve a moderato, sia negli Stati Uniti che in Europa. In particolare, «la metodologia applicata in questo studio ha permesso di prevedere e spiegare a livello molecolare gli effetti negativi – evidenziano i ricercatori – sull’attività di questi agenti terapeutici di sostituzioni nelle posizioni 452 e 484 di Sars-Cov-2, mutazioni presenti nella ben nota variante Delta».

Covid e monoclonali, i punti di forza e debolezza

Secondo gli autori, del Molecular Biology and Nanotechnology Laboratory (MolBnl@UniTs) operativo nel Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’università degli Studi di Trieste, «i risultati computazionali presentati, fornendo un razionale molecolare agli effetti delle varianti circolanti di Sars-CoV-2, costituiscono uno strumento rapido e affidabile per identificare i punti di forza e di debolezza delle terapie anticorpali nei confronti di un virus in continua evoluzione, fornendo quindi sostanziali informazioni strutturali per lo sviluppo di anticorpi più efficienti».

Prevedere in modo rapido l’effetto delle mutazioni

Lo studio – prosegue la nota – può avere importanti applicazioni nella previsione dell’efficacia di vaccini e terapie, come altri tipi di anticorpi monoclonali e farmaci antivirali. L’utilizzo del sistema studiato dal team triestino consentirà di valutare questi e altri rimedi in maniera più veloce ed efficace.

«È importante sottolineare che la procedura computazionale descritta in questo articolo ha un carattere veramente generale – conclude Sabrina Pricl, coordinatrice del gruppo MolBnl@UnitTs – Infatti, può essere applicata per prevedere in modo rapido ed affidabile l’effetto delle mutazioni anche su altri sistemi di interazione proteina/proteina, così come proteina/ligando e proteina/acido nucleico, che giocano ruoli chiave nella patogenesi di importanti malattie umane tra cui, ad esempio, infezioni batteriche, sindromi ereditarie e soprattutto il cancro, come già dimostrato in precedenti studi dal nostro gruppo di ricerca. L’Hpc, inoltre, è una risorsa strategica per il futuro dell’Europa nel campo delle nanobiotecnologie. Costituisce infatti un pilastro dei programmi di finanziamento europei sia nei precedenti Horizon 2020 che in quelli attuali Horizon Europe».

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