Sala spalle al muro sul supermarket dei bambini: altolà anche dalla sua lista e dal Pd
Sala contro Sala. Il sindaco di Milano è al bivio ora che non solo il centrodestra lo stana sulla fiera dell’utero in affitto prevista a Milano e che dovrà avere il coraggio di evitare. Persino nella sua lista Sala alle imminenti elezioni e anche nel Pd soi levano voci imbarazzate da uno scempio da evitare qualcuno decide di rompere il silenzio. Il senatore dem Eugenio Comincini annuncia un’interrogazione per sapere «come sia possibile che l’Italia ospiti una manifestazione palesemente contraria ai principi del nostro ordinamento». E l’ex presidente delle Acli Milano, Paolo Petracca, in lista con Sala, rompe gli indugi. Parla di «un evento che mortifica la donna»; e ancora di più «si pone contro l’ordinamento italiano». «Vedere come le madri possano avere un prezzo è semplicemente avvilente» dice, auspicando che Milano non lo ospiti.
“Lista Sala” contro Sala sulla fiera dell’utero in affitto a Milano
Le date sul calendario sono già fissate: 14 e 15 maggio 2022 per la Fiera sulla Maternità, evento dal nome “Un sogno chiamato bebé”. Praticamente si gira tra i vari stand per scegliere il bambino fatto su misura. Terrificante. Alla fine la giunta è costretta a intervenire, con l’assessore all’Educazione Laura Galimberti, che garantisce: «L’amministrazione non ha concesso alcuna autorizzazione o patrocinio o altre forme di sostegno all’iniziativa né, al momento, è nelle condizioni per vietarlo». Eppure dovrà farlo il sindaco coi calzini arcobaleno.
Aggiunge Paolo Petracca, candidato al Consiglio comunale con la lista Beppe Sala sindaco. «Mi auguro che Milano il prossimo anno non vada a ospitare la Fiera sulla Maternità, versione italiana di quella parigina denominata “Desir d’enfant”. È un evento che mortifica la donna ma ancora di più è un’esposizione che si pone contro l’ordinamento italiano. Vedere come le madri possano avere un prezzo è semplicemente avvilente. Tutto abbiamo bisogno meno che di questa Fiera. Al contrario sosteniamo sempre più le donne e le famiglie». A sinistra qualcuno spariglia su questa improvvida iniziativa.
Pd, Valente e Comincini chiedono al sindaco di vietare lo scempio
E’ scandalizzato anche la senatrice dem Valeria Valente: “L’appuntamento di Milano di questo salone – del quale di certo l’amministrazione non ha responsabilità – vada fermato”. “È prevista perfino la possibilità di scegliere sia le caratteristiche del bebé dai cataloghi di materiale genetico; sia la madre surrogata più rispondente alle proprie esigenze, con l’opzione di abbattere i costi in alcuni paesi”, entra nello specifico della fiera che tratta la maternità come un qualsiasi segmento di mercato. “La gravidanza surrogata in Italia è vietata, così come farne pubblicità e propaganda. È infatti una pratica fondata sulla commercializzazione sia del corpo delle donne che dei bambini: generati al solo scopo di essere comprati e venduti. Così si coltiva una cultura che rende merce e oggetti gli essere umani. Siamo ben al di là anche della schiavitù”, conclude Valente.
Giuseppe Sala tace
“Un sogno chiamato bebè”, una fiera dell’utero in affitto, una mercificazione della vita e del corpo della donna. Il centrodestra continua a tambureggiare. A questo punto risulta incomprensibile il prolungato silenzio del sindaco Beppe Sala. Evitare che Milano diventi teatro di tale scempio dovrebbe riguardarlo da vicino Intanto da FieraMilano Spa fanno sapere in una nota che: «La fiera sulla maternità surrogata denominata “Désir d’enfant”, che secondo gli organi di stampa si terrà a Milano il 14 e 15 maggio 2022, non avrà luogo presso i quartieri fieristici e congressuali del Gruppo Fiera Milano». Qui non sarà una questione di location. Giorgia Meloni ha chiesto ufficialmente al sindaco Sala di dichiarare l’indisponibilità della città di Milano ad accogliere l’evento. “Altrimenti Fratelli d’Italia darà battaglia affinché questo scempio venga fermato”. E poco tempo fa sul tema la presidente di FdI era stata chiara chiedendo che l’utero in affitto sia presto considerato reato universale.