Basta con la deriva dei bimbi transgender. 50 intellettuali e medici francesi lanciano un appello
23 Set 2021 10:41 - di Francesco Severini
L’appello degli accademici francesi
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Il caso di Keira Bell
Ma davvero si pensa che così questi bambini siano liberati? O non si cade nell’errore di farne per sempre dei soggetti patologici? Basti qui, a titolo di esempio, ricordare il caso di Keira Bell, che ha fatto causa alla clinica che l’ha aiutata a diventare uomo salvo poi pentirsi e denunciare i metodi con cui avvengono queste transizioni. La disforia di genere troppo spesso viene frettolosamente risolta con le cure ormonali senza comprendere che si tratta di un sintomo e non della causa di un più generale malessere dell’individuo che ne soffre.
Una mistificazione contemporanea
Proprio il dovere di evitare casi come questo ispira l’appello degli intellettuali e medici francesi. I firmatari denunciano: “Discorsi banalizzanti sostengono che potremmo fare a meno della realtà biologica, della differenza sessuale tra uomini e donne, in favore di singolarità di scelte basate unicamente sulla ‘ percezione di sé'”. Parlano di “discorsi ideologici fuorvianti” trasmessi sui social e di “furto dell’infanzia”. “Questo fenomeno, il ‘ bambino transgender’, è una mistificazione contemporanea che deve essere denunciata con forza perché si tratta di un indottrinamento ideologico”.
Vogliono manipolare l’umanità
E ancora: «Regna la confusione – denuncia l’appello – in gran parte mantenuta allo scopo di manipolare l’umanità nel suo substrato più profondo: la sua evoluzione, la sua temporalità, le sue peregrinazioni e i suoi dubbi. In nome del rifiuto di una presunta assegnazione di sesso, stiamo assistendo imbarazzati e senza capire nulla, a un’assegnazione di identità». «Potremmo riderci sopra se non fosse sintomatico della nostra epoca, colpita da radicalismi politici che prevaricano qualunque dibattito».
E intanto, come scrive Giulio Meotti, sul Foglio, il governo scozzese ha introdotto nuove linee guida a scuola. Ha invitato i docenti a non fare pressione sui bambini che manifestano il desiderio di cambiare sesso, stabilendo che “dai quattro anni si può cambiare sesso e genere a scuola senza il consenso di madre e padre”.
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