Provincia di Como, al sindaco va bene la pineta “Arnaldo Mussolini”. È di sinistra: lo sfiduciamo?

25 Ago 2021 19:44 - di Valerio Falerni
Arnaldo Mussolini

C’è differenza tra conservare l’intitolazione di una pineta della provincia di Como ad Arnaldo Mussolini e chiedere il ripristino di quello stesso nome per il parco di Latina? Pensiamo proprio di no. Ma la domanda è sorta spontanea dopo aver letto del sindaco di Sormano deciso a difendere l’intitolazione della pineta comunale al fratello del Duce. Parlando all’Adnkronos, Giuseppe Sormani – questo è il nome del primo cittadino – si è detto di sinistra e «assolutamente» antifascista, anzi proveniente da una «famiglia di comunisti». Completata la propria anamnesi democratica, il sindaco è passato a mettere le cose in chiaro: «Il nome della pineta resta quello originario».

Nel comune di Sormano

Un brutto colpo per l’Anpi comasca che già si leccava i baffoni (alla Stalin?) pregustando il bis su scala locale della “prima” che a Roma ha messo sotto scacco il sottosegretario Durigon. Precisando invece che l’intitolazione ad Arnaldo Mussolini non si tocca, Sormani li ha spiazzati. Così come avrà deluso le prefiche della Costituzione. In realtà, si tratta di apprendisti stregoni di quella cancel culture inaugurata dai talebani e ora praticata da frange di fanatici afro-americani. Una guerra senza senso, anche perché combattuta col torcicollo e contro il passato. «Allora se cambia il vento ci mettiamo a discutere su “via Togliatti” e “via Gramsci”?», si è infatti realisticamente chiesto Sormani.

«L’intitolazione ad Arnaldo Mussolini non si tocca»

Difficile dargli torto. Speriamo per lui che l’Antifascista Collettivo di vedetta al Fatto Quotidiano non si sia accorto della sua presa di posizione. Diversamente, sarà costretto a sorbirsi la richiesta di dimissioni da parte delle 5Stelle (Rosse), la raccolta di firme by Marco Travaglio e le articolesse di Tomaso Montanari che gli spiegherà il perché e il percome il nome di Arnaldo Mussolini non può essere accostato a parchi e a pinete. In realtà, sarebbe il fratello del capo del governo che nel 1939 e nel 1942 ha licenziato leggi (quelle Bottai) tuttora insuperate in materia di tutela del paesaggio e del patrimonio storico- artistico-monumentale. Ma questa è storia. E, si sa, raccontare quella vera, in Italia, è proibito.

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