L’amore di Grillo e dei Cinquestelle per la Cina non nasce per caso: ecco che cosa c’è dietro

21 Ago 2021 10:30 - di Fortunata Cerri
cinquestelle

I cinquestelle flirtano con la Cina comunista. Un amore che si è manifestato già durante il governo Conte ma che avrebbe radici lontane. Ecco perché l’apertura al regime talebano non apparirebbe casuale. A ricostruire il flirt del M5S nei confronti del Dragone è il Giornale: «Basta cercare nell’archivio del Blog di Beppe Grillo la parola “Cina”».

Cina, le giravolte dei Cinquestelle

Ecco una breve panoramica. Nel 2008, ricorda il quotidiano, in occasione delle Olimpiadi di Pechino le frasi erano di questo tenore: «La Cina ha intenzione di far partire  la fiaccola olimpica  proprio dal Tibet, dalla cima dell’Everest. È come se la Germania la facesse partire da Auschwitz». Ma i tempi cambiano. E così «nel 2020 il fondatore del Movimento profetizzava: “Coronavirus: la Cina ne uscirà più forte”». Ci sono anche “reclamizzazioni” delle politiche del Dragone. «Cina: agevolazioni fiscali per incoraggiare l’innovazione» del 31 maggio 2019.  «La Cina inaugura il ponte sul mare più lungo del mondo» del 23 ottobre del 2018.  Il caso più controverso, ricorda ancora il Giornale, di sostegno grillino alla Cina è sulla questione dello Xinjiang. La regione in cui il governo cinese da anni perseguita la minoranza musulmana degli Uiguri. Su questo tema  c’è un documento del 19 maggio di quest’anno, ancora scaricabile in pdf dal Blog di Grillo. «Si tratta – scrive il Giornale – di un rapporto intitolato “XinJiang. Capire la complessità, costruire la pace”. (…) Il testo è deliberatamente filo-Cina e tende a colpevolizzare chi si oppone alla segregazione».

La posizione di Conte

E anche Giuseppe Conte pare abbia subito il fascino del Dragone. «A ottobre dell’anno scorso l’allora premier – in visita a Taranto – ha dato il via libera all’acquisizione da parte della società cinese Ferretti Group di un’area di 220mila metri quadri nel porto della città jonica». Per arrivare ai nostri giorni. Solo ieri, ricorda il quotidiano,  il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha parlato di «ruolo cruciale della Cina in Afghanistan» in una telefonata con il suo omologo cinese Wang Yi. Lo stesso Di Maio ha firmato, in epoca gialloverde, il memorandum sulla Via della Seta.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *