Grillo difende la Cina e attacca il G7, Di Maio va in tilt e Conte glissa. È il naufragio dei 5Stelle

16 Giu 2021 9:04 - di Giacomo Fabi
Grillo

Gratta il grillino e vien fuori il filo-cinese. Se è vero che tre indizi fanno una prova, li abbiamo tutti. Il primo è l’adesione del governo giallo-verde alla Via della Seta, il secondo è la visita di Grillo e Conte (che ha dato forfait) all’ambasciata cinese, il terzo è un’intemerata anti-G7 ospitata dal Blog delle Stelle con tanto di plauso da parte dell’ex-comico. Risultato: il MoVimento che tuttora esprime la maggioranza relativa nei due rami del Parlamento segnala più di un’ambiguità circa la propria collocazione internazionale. Significherebbe poco se il M5S fosse all’opposizione. Il problema è che al governo c’è dall’inizio della legislatura: Conte-1, Conte-bis e ora Draghi, che dell’atlantismo è una sorta di testimonial.

Grillo contro la strategia anti-Pechino dell’Occidente

Una beffa per lui guidare ora un esecutivo, il cui principale sostegno parlamentare sotto il profilo numerico, è rappresentato da un partito che guarda ad Est piuttosto che ad Ovest. Buon per lui che i 5Stelle sono talmente incollati alle poltrone da passare sopra a tutto e sotto a tutto. Persino a derubricare il «grazie» di Grillo in calce al post anti-G7 dell’antropologo Andrea Zhok come «una posizione del tutto personale». Almeno così ha detto a Draghi Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri si è guardato bene dal commentare ufficialmente la sortita di quello che a tutti gli effetti ancora resta il suo leader, ma ha preferito agire per linee interne. Come pure Conte, cui proprio Di Maio ha dovuto spiegare le ragioni che sconsigliavano la visita all’ambasciata cinese costringendolo ad un improvviso dietrofront.

E D’Alema torna all’ovile comunista

E così il M5S è riuscito a trovare una postura internazionale: Grillo fa il cinese, Di Maio l’americano e Conte media. Non è tuttavia da escludere che la vicinanza dei 5Stelle alla Cina possa favorire un’intesa più proficua con la sinistra, almeno con quella più vicina a D’Alema. Anche il lìder Maximo ha riscoperto la purezza delle origini e in un’intervista a New China, ha elogiato «il grande merito del Partito comunista cinese» nell’«aver sconfitto la povertà». Proprio quel annunciò Di Maio all’indomani del varo del Reddito di cittadinanza. È proprio vero che Dio li fa e poi li accoppia.

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