Di Maio oltre il ridicolo: «Siamo una comunità viva». Sembra la “squadra fortissimi” stile Zalone

4 Ago 2021 12:57 - di Alessandra Danieli

Obbligato a certificare l’esistenza in vita del movimento, Luigi Di Maio si fa prendere un po’ la mano. “Via libera al nuovo Statuto del Movimento 5 Stelle. Che sarà la nostra struttura portante da qui in avanti”, scrive trionfante su Facebook. Un esito scontato per il solito rito pentastellato della conta ‘dal basso’  sulla piattaforma.

Di Maio esulta: ce l’abbiamo fatta. Via libera allo Statuto

“Nella votazione che si è conclusa ieri abbiamo subito raggiunto il quorum e i Sì sono stati 53.238, cioè l’87,36%”, puntualizza. Come se fosse una cosa seria, certificata da un notaio. “È una bella risposta dei nostri iscritti, un chiaro esempio di partecipazione. Oltre che un ottimo risultato per andare avanti in questo nuovo percorso”. Dopo settimane di guerriglie e sgambetti il ministro degli Esteri può tirare un sospiro di sollievo. Ma l’enfasi è decisamente fuori luogo. Che cosa ha da festeggiare? I sondaggi sono impietosi, l’emorragia di iscritti e parlamentari sembra inarrestabile. Giuseppe Conte, eternamente leader in pectore, è una spina ne fianco.

L’enfasi del ministro tutto chiacchiere e distintivi

“Ora ci aspettano nuove sfide e altre scelte da cui dipende il futuro del Paese”, continua Di Maio. “Noi come sempre affronteremo tutto con senso di responsabilità e impegno. Dobbiamo continuare a dare stabilità all’Italia”. Se la stabilità e il futuro del paese dipendessero dal manipolo di grillini al governo staremmo freschi. La conclusione del post è un capolavoro di retorica. “Il Movimento 5 Stelle è una comunità viva, fiero di farne parte insieme a tutti voi“.

Il ministro grillino parla pure di lavoro. E il reddito di cittadinanza?

Ma non basta. In un’intervista a Repubblica, il ministro sempre in piedi pontifica di transizione ecologica e di lavoro. “La cosa che dobbiamo fare adesso è agire sulla formazione lavorativa di giovani e meno giovani. Puntando anche sulle nuove professioni”. Provare a costruire a livello nazionale un accordo, un patto sul lavoro come hanno fatto l’Emilia-Romagna o il progetto di Manifattura Milano per aiutare i cittadini a reinserirsi nel mercato del lavoro. Meglio glissare sul fallimentare e costosissimo reddito di cittadinanza.

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