Da “Repubblica” nuova crociata politically correct: ora l’obiettivo è abolire la parola “razza”

2 Ago 2021 20:13 - di Valerio Falerni
Razza

L’articolo 3 della CostituzioneTutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali») ha i giorni contati. Non ha scampo: da tre giorni è nel mirino di Repubblica e non ne passeranno altrettanti senza che il Pd non abbia nel frattempo presentato una proposta di legge costituzionale per espungervi il riferimento alla «razza». Sul punto, il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari vive un autentico psicodramma. Tutta colpa di un questionario improvvisamente apparso sui computer della redazione. In una delle domande l’improvvido riferimento ad una non meglio precisata «origine razziale o etnica». Orrore! Lo choc per fortuna è durato poco.

Tre editoriali in tre giorni

Giusto il tempo per il direttore Maurizio Molinari di vergare uno di quegli editoriali che Repubblica è specialista nel trasformare in parole d’ordine, quindi in mobilitazione civile e finalmente in petizione. Il dibattito è già in corso e oggi siamo all’articolo numero tre Razza una parola da abolire») a firma di Linda Laura Sabbadini. Sbianchettare la Costituzione da parole che la bibbia italiana del conformismo politically correct considera fuorvianti o diseducative, merita questo e altro. Ma se l’obiettivo è chiaro, quanto meno discutibili sono le motivazioni a suo sostegno che lasciano dubbiosi. «La razza in sé – scrive ad esempio la Sabbadini citando l’American Society of human geneticsè una costruzione sociale». Come a sottolineare che non trova fondamento nella natura. Giusto.

«La razza è una costruzione sociale». E il gender?

Strano però che a ricordarlo sia proprio Repubblica. Già, perché anche la teoria gender, con il suo corollario ideologico sulla fluidità sessuale connesso alla creazione di nuovi diritti, si avvia a diventare «costruzione sociale». Ciò nonostante, Repubblica la sponsorizza. Se il termine «razza» è da cancellare in quanto artificio linguistico-concettuale estraneo al diritto naturale, perché sponsorizzare esperimenti sociali come nozze gay, utero in affitto, autodeterminazione sessuale che lo stato di natura lo contraddicono addirittura? Insomma, Repubblica non ce la racconta giusta: va bene combattere il razzismo (ci mancherebbe), ma da qui a bandire una crociata contro la parola “razza“, semmai coniando qualche reato nuovo di zecca per punire i suoi incauti pronunciatosi, ce ne passa. Sempre che non sia proprio questo il vero obiettivo della democraticissima testata.

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