Afghanistan, l’analisi di Cannella: «Il disastro di Biden deve servire da lezione all’Italia»

19 Ago 2021 10:24 - di Liliana Giobbi
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«La precipitosa ritirata statunitense dall’Afghanistan e la riconquista del potere da parte dei Talebani possono avere conseguenze molto gravi sui rapporti storici tra i Paesi dell’Occidente». A dirlo è Giampiero Cannella, esponente di Fratelli d’Italia. Giornalista e scrittore, ha pubblicato due volumi che in modo diverso trattano le vicende connesse con le notizie di questi giorni. Il romanzo “Task Force 45,Scacco al Califfo”, Poggiali editore, ambientato in Afghanistan, ha come protagonisti gli uomini delle forze speciali italiane impegnate nella caccia ai leader fondamentalisti. Più recentemente,“L’Italia non gioca a risiko”, edito da Giubilei Regnani, che è un saggio sulla strumento militare nazionale e la geopolitica contemporanea.

Le scene che arrivano dall’aeroporto di Kabul fanno rivivere quelle viste durante la ritirata americana da Saigon nel 1975 …

«Direi piuttosto che ricordano la fuga di Fulgencio Batista da Cuba nel 1959, incalzato dall’avanzata di Fidel Castro. Gli Stati Uniti, e la coalizione che ne ha assecondato la politica, hanno delle responsabilità storiche sul ritorno al potere dei Talebani. Basti ricordare l’appello disperato di Massoud, figura carismatica della resistenza antisovietica e antifondamentalista. Nel 2001, pochi mesi prima del suo assassinio e dell’11 settembre, chiese al mondo, invano, di aiutarlo a sconfiggere il regime talebano. Washington rimase sorda. E poco tempo dopo dovette assistere, inerme, all’attacco di Al Qaeda alle Torri gemelle. C’è quindi una incapacità di fondo, in termini culturali prima che politici. Per questo, alla fine, gli Usa hanno mantenuto una presenza armata ventennale sostenendo un governo debole e corrotto».

In fondo è quello che sostiene Joe Biden. E cioè che gli americani hanno costruito un’entità che però ha scelto deliberatamente di non combattere contro i guerriglieri islamisti.

«Niente affatto, Biden, imbarazzatissimo per la debacle, ha scaricato le responsabilità su tutti gli altri. Ma è stata sua la scelta di ritirarsi precipitosamente dalla regione senza prevedere un ripiegamento ordinato. Ha espresso almeno un paio di concetti che possono avere delle conseguenze storiche nel rapporto con gli alleati. Innanzitutto,Biden  ha sostenuto che la missione della coalizione internazionale a guida Usa era quella di sconfiggere il terrorismo e non quella di riportare la libertà a Kabul. È sufficiente leggere qual era il mandato della missione Isaf prima e Resolute Support dopo, per comprendere il contrario. Gli Stati Uniti e la Nato, quindi, hanno abbandonato il Paese tradendo la fiducia di chi aveva davvero creduto in un futuro libero dal fondamentalismo islamico. Ancora peggio, Biden ha sostenuto che la presenza a Kabul non era più in linea con l’interesse nazionale americano».

Washington appare in ritirata dallo scacchiere Mediterraneo e Mediorientale per concentrarsi più sul confronto con la Cina…

«Esatto. Gli Usa con Obama hanno sostenuto le cosiddette primavere arabe destabilizzando intere regioni. Una scelta che ha lasciato nelle pesti l’Italia e l’Europa,costrette a confrontarsi con l’emergenza immigrazione. Adesso Biden ritiene che gli interessi statunitensi passino attraverso il confronto muscolare con la Cina nei mari del Giappone e nelle acque che circondano Taiwan. In questo caso però non è affatto detto che l’interesse di Washington coincida con quelli di Roma o di altre capitali europei».

E quindi cosa dovrebbe fare adesso l’Italia di fronte a questo mutato scenario?

«L’Italia ha l’occasione storica per darsi finalmente una definizione chiara di suo interesse nazionale. Dobbiamo prendere coscienza che i mutati scenari ci impongono di non assecondare acriticamente le scelte altrui. Ma che le avventure lontane dai confini della patria vanno affrontate a condizione che siano in linea con i nostri interessi vitali. Giusto per restare in Afghanistan, lo ricordava Guido Crosetto, all’Italia fu offerta dal governo di Kabul la possibilità di sfruttare importanti giacimenti di terre rare, oggi nel mirino della Cina. Ma da Roma nessuno rispose. Forse non sapevano a cosa servissero quegli elementi chimici indispensabili per le nuove tecnologie. Siamo andati in quella regione solamente per lealtà nei confronti della Nato e degli Stati Uniti. Abbiamo combattuto, pianto 53 morti e riportato a casa centinaia di militari feriti e mutilati. Oggi le parole di Biden suonano come una beffa, ci fanno capire che abbiamo sbagliato. Ecco perché  diventa fondamentale ripensare ruolo e missione dell’Alleanza atlantica».

Quello che sta succedendo in Afghanistan, quindi, può essere letto anche come una lezione per L’Europa e l’Italia?

«L’ignominiosa ritirata dall’Afghanistan resterà una macchia indelebile nella storia statunitense. Mi auguro che le organizzazioni terroristiche islamiste non traggano vantaggio da quello che ad oggi è un grande successo di immagine per i talebani e uno smacco per tutto l’Occidente. È chiaro, a questo punto, che bisogna prendere coscienza del fatto che l’Italia e l’Europa o diventano maggiorenni o saranno destinate ad assecondare altre avventure dall’esito incerto se non disastroso Come quella afghana».

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