Referendum, un’altra grana per Letta: cresce la fronda dei sì. Sindaci e big tentati da Salvini

5 Lug 2021 15:47 - di Eugenio Battisti

Un’altra grana per il Pd. Dopo il ddl Zan lo scontro interno si sposta sui referendum ‘leghisti’. Ufficialmente la linea del Nazareno è per il no. Niente riforme sulla giustizia per via ‘popolare’. Soprattutto se poi a cantar vittoria sarebbe il Carroccio di Salvini, che ha promosso i sei quesiti insieme ai radicali. Insomma un niet obbligato, più sullo strumento che sul merito. Ma è un no sempre più tiepido.

Referendum sulla giustizia, il Pd si divide

In queste ore la cautela è d’obbligo. Letta sa bene che molti dem condividono le richieste di abrogazione e guardano al referendum come un’arma vincente con l’ostruzionismo giustizialista dei 5Stelle. Contrari alla riforma Cartabia e alla prescrizione. Con il via libera anche di Fratelli d’Italia a 4 quesiti su 6, il Pd rischia di restare isolato. Ingabbiato in una posizione perdente.

Cresce la fronda del sì, da Bettini a Finocchiaro

Qualcuno è già uscito allo scoperto, come il deus ex machina Goffredo Bettini, l’ex capogruppo dei senatori Andrea Marcucci e persino Anna Finocchiaro, ex ministro ed ex magistrato: «Non credo si debba avere paura dello strumento referendario, che contiene proposte ottime soprattutto sul processo penale», ha detto. Anche se non oserà avvicinarsi ai gazebo leghisti per dovere di partito.

L’imbarazzo della dirigenza, il pressing degli amministratori

“Il nodo qui non è l’istituto referendario. Nessuno vuole demonizzarlo. Il punto è un altro: prefigurare dei referendum oggi suona come un messaggio di sfiducia nei confronti del governo e del Parlamento che dovranno affrontare il percorso di riforme”. Così qualche giorno fa un imbarazzato Walter Verini, tesoriere del Pd ed ex responsabile giustizia.

Sindaci in rivolta: non firmiamo per disciplina di partito

Ma è dal fronte degli amministratori locali, sindaci in primis, che arriva il pressing più pesante. A Bologna, proprio nelle ore in cui partiva la raccolta firme, circa 300 sindaci e amministratori del centrosinistra hanno lodato gli interventi di colleghi vittime di inchieste giudiziarie. E si sono schierati a favore della abrogazione della legge Severino, prevista da uno dei referendum.

«Non li firmo per disciplina di partito. Ma su questo tema il movimento dei sindaci è molto unito”, ha detto Domani il  sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Il Partito democratico, anche sul terreno della giustizia, è spaccato e sfilatticato. E si trova tra l’incudine e il martello: tenere fede al no o aprire ai referendum con il rischio di agevolare Salvini che si è intestato la battaglia?

Intanto la raccolta firme procede a gonfie vele, fa sapere un comunicato del Carroccio. Tra venerdì e domenica sarebbero state raccolte 100mila firme. Anche Paolo Mieli, intervistato da Libero, ha annunciato che firmerà i referendum promossi da Lega e Partito radicale.

 

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