Olimpiadi di Tokyo, tv greca silura giornalista per una battuta sugli occhi a mandorla: «È razzismo»
Avanti così e le Olimpiadi di Tokyo non le racconterà più nessuno. Tutti stecchiti da overdose di politicamente corretto. L’ultimo, in Grecia, solo qualche ora fa. Si chiama Demosthenis Karmoiris, di professione giornalista. L’emittente pubblica ellenica Ert lo ha silurato per un commento ritenuto razzista sulla squadra sudcoreana di tennistavolo, durante un programma sportivo. Secondo l’edizione online del quotidiano Kathimerini, il presentatore si era chiesto come potessero i sudcoreani giocare quello sport con i loro occhi a mandorla. Una battuta infelice soprattutto perché sono proprio quelli con gli occhi a mandorla i maestri del ping-pong. Un tempo l’avrebbero chiusa così, oggi invece è violazione etica di tale gravità da farti perdere il lavoro e il pane.
Demosthenis Karmoiris collaborava con la tv pubblica
«Non c’e’ spazio per i commenti razzisti sulla tv pubblica. La collaborazione di Demosthenis Karmoiris con Ert – ha annunciato l’emittente – è stata interrotta oggi, immediatamente dopo lo show del mattino su Ert1». Questo ad Atene. A Seul, probabilmente, lo avrebbero seppellito con una risata. Sia come sia, la sorte di Karmoiris è solo una delle tante legate alle Olimpiadi di Tokyo. Il 22 luglio era toccato al direttore artistico della cerimonia di apertura Kentaro Kobayashi di fare fagotto. Rimosso dall’incarico per una battuta («Giochiamo all’Olocausto») pronunciata in un suo atto comico del 1998. Per lui nessuna prescrizione. Seiko Hashimoto, presidente di Tokyo 2020 non ha tradito la minima esitazione: «Abbiamo appreso che in una performance artistica passata ha usato un linguaggio irrispettoso su un tragico fatto storico». Il politically correct non ha risparmiato neppure la musica.
Alle Olimpiadi di Tokyo il trionfo del politically correct
Chiedere per conferma al compositore Keigo Oyamada, costretto a mollare per essersi vantato del bullismo nei confronti dei suoi compagni di scuola in alcune interviste. A farne le spese anche il brano musicale: l’unico cancellato dalla cerimonia d’apertura. Commenti sessisti hanno invece costretto Yoshiro Mori a dimettersi da presidente del Comitato organizzatore. Non è andata bene neppure a Hiroshi Sasaki. Era il direttore creativo per le cerimonie di apertura e chiusura. Non lo è più dopo aver suggerito a un’attrice giapponese di vestirsi da maiale. Una vera strage. Ne fosse rimasta vittima la nazionale nipponica piuttosto che il team delle Olimpiadi di Tokyo, in campo sarebbe finito persino Noyokomai, popolarissimo tra i cultori del doppio senso sui cognomi. È una battuta anche questa. E che Dio ce la mandi buona.