Meloni ai giovani di Confindustria: «L’Ue non ci dica come cucinare, si occupi di politica estera»

9 Lug 2021 16:27 - di Eugenio Battisti

“Oggi abbiamo il paradosso di una Ue con moneta unica, con il costo del denaro che cambia però da nazione a nazione”. Giorgia Meloni, ospite di Confindustria giovani a Genova, torna a puntare i piedi con Bruxelles.  “Il modello federale, quello di coloro che parlano di accentrare in alto, non credo sia il modello. Il modello deve essere quello basato sul principio di sussidiarietà. Non si occupi Bruxelles di quello che può fare Roma. La Ue non ci dica come si deve cucinare. Ma invece si occupi di politica estera”.

Meloni: senza Italia non esiste l’Europa

Un segnale chiaro. Che si conclude con una frase lapidaria. “Senza Italia non esiste l’Europa e non esiste l’euro. Non dobbiamo fare la Cenerentola del vecchio continente”. Sulla politica nazionale il giudizio sul governo Draghi non cambia. Luci e ombre. In una lunga intervista a la Stampa la leader di Fratelli d’Italia ribadisce di non avere la  figura dell’ex numero uno della Bce a 360 gradi. Gli errori non mancano. A partire dal lavoro. “Noi possiamo bloccare i licenziamenti. Ma se le aziende chiudono i lavoratori vanno a casa. E oggi a molte imprese conviene chiudere. Piuttosto che andare avanti in queste condizioni”. Ai giovani di Confindustria la leader d FdI lancia un messaggio chiaro: “Lo Stato deve dire alle imprese ‘resisti che noi ci siamo'”.

La leader di FdI: “Il recovery ha molti limiti”

Anche sul Recovery non è tutto oro quello che luccica. “Il recovery presenta dei limiti rispetto a quelle che avrebbero potuto essere le sue potenzialità. Perché ci sono cose che non funzionano, per esempio sui tempi di erogazione e sulle condizionalità”. Il Pnrr è “l’ultima grande occasione che abbiamo”, aggiunge. “Questi 250 miliardi d euro ti costringono a fare scelte di visione nel medio lungo termine. Che è quello che il paese non riesce a fare”.

Con Salvini non c’è competizione. Chi prende più voti indica il premier

Quanto ai rapporti con la Lega e il suo leader nessun problema. Per la leadership nel centrodestra – dice la Meloni “con Matteo Salvini non c’è competizione, solo un sano criterio meritocratico. Tutti i giorni sui giornali c’è scritto che io e Salvini ci odiamo. Che ci tiriamo i cartoccetti. Noi, invece, ci mandiamo i messaggini per riderci su, perché sono ricostruzioni totalmente fantasiose. Secondo le regole che ci siamo dati nel centrodestra, chi prende più voti alle elezioni indica il premier”. Se toccasse a me Salvini sarebbe vice? “Ma dai – risponde la Meloni a la Stampa –  mi pare che sia messo bene, non mi pare sia in difficoltà. Tra noi c’è un meccanismo di lealtà reciproca. Nel 2018, io più di chiunque altro chiesi a Mattarella di dare l’incarico a Salvini per formare un governo di centrodestra”. Acqua passata.

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