La visita di Di Maio a Conte è top secret. Giggino tace, ma per Travaglio ha tentato di ricucire lo strappo

1 Lug 2021 13:18 - di Ginevra Sorrentino
Conte Di Maio

C’è il massimo riserbo sulla visita che Luigi di Maio ha fatto a Conte questa mattina. Quello che si sono detti i due sembra secretato e inviolabile. Una sorta di segreto chiuso tra le mura della casa romana dell’ex premier, luogo del misterioso summit privato. Un patto del silenzio che il ministro degli Esteri prova a rispettare fin da subito. Da quando, dopo un’ora di colloquio, Giggino esce velocemente dal portone della residente di Giuseppi, schivando i giornalisti. Dileguandosi in macchina dopo aver eluso domande e risposte. L’unica certezza, allora, è racchiusa nel motivo dell’incontro: un disperato tentativo di mediazione tra il leader in pectore del Movimento e il garante, a distanze siderali dopo lo strappo degli ultimi giorni.

Bocce cucite sulla visita di Di Maio a Conte

Un’impresa ardua, folle e disperata, quella affidata a Di Maio che, al momento, le indiscrezioni danno arroccato su una posizione mediana tra i due litiganti. Rimasto praticamente in prima linea solo con Roberto Fico, a difendere strenuamente la causa impossibile della riappacificazione tra Conte e Grillo e dell’unità del Movimento. Una chimera, insomma. Stando non solo al punto in cui è arrivata la guerra fratricida tra l’ex premier e il padre nobile dei pentastellati, non a caso ormai spaccati a metà tra contiani e grillini. Con gli eletti di Camera e Senato su posizioni antitetiche tra loro. E con una presunta maggioranza (almeno al Senato) pronta a fare le valigie qualora Conte decidesse di prendere il volo verso un suo partito.

Di Maio e Grillo sanno che i numeri sono dalla parte di Conte

Del resto, come abbiamo scritto ancora poco fa, il partito di Conte sembra essere già “realtà”. O quanto meno, l’ipotesi risulta tangibile tra i gruppi parlamentari. Dove il pallottoliere azionato tra Camera e Senato indica per Palazzo Madama un numero più alto dei “contiani”: su 75 senatori, l’80% sarebbe dalla parte dell’ex presidente del Consiglio. Mentre alla Camera, dove pure l’avvocato sembra avere meno seguaci, il 50% dei deputati – su un totale di 161 eletti – starebbe con lui. Per cui, tirando le somme, tra Montecitorio e Palazzo Madama, Conte potrebbe contare su circa 140 parlamentari.

Un disperato tentativo di ricucire lo strappo

Bisogna partire da qui: dalla conta tra gli eletti e dall’ipotesi di un partito di Conte – tornata in auge proprio dopo le parole dell’ex premier, che in conferenza stampa ha asserito che «il progetto politico non resterà nel cassetto» neppure dopo il j’accuse di Grillo –. A  titolo formale, però, non è stata data alcuna informazione sui motivi di questo “vertice” improvvisato.  Tutto tace, rigorosamente. A parlare in queste ore di strappi e indiscrezioni. Ping pong di accuse e recriminazioni, solo il Fatto Quotidiano – notoriamente vicino ai 5s, con Travaglio ormai conclamato aedo di Giuseppe Conte – allude alla visita di Di Maio. Che, a detta della testata, sarebbe uno degli estremi tentativi di riportare la pace tra gli ulivi e i vertici.

L’ultimo match ieri col video di Grillo e la replica di Conte

Nello specifico, al momento, Conte starebbe messo meglio a numeri, con oltre cento parlamentari pronti a mollare Grillo ai suoi deliri e a schierarsi con l’avvocato, ancora ieri nel centro del mirino del garante. Che, come noto, ha pubblicato un video di 6 minuti nel quale ha mosso nuove accuse a Conte, ai suoi occhi reo di una totale mancanza di comunicazione sul nuovo assetto che vorrebbe dare al Movimento. Recriminazioni e polemiche reiterate, a cui l’ex premier ha replicato chiedendo al comico genovese di smetterla di dire falsità sul suo conto. «Ho agito sempre in trasparenza». E a titolo di prova, si è detto disponibile a pubblicare le mail intercorse tra i due...

L’ipotesi di un partito di Conte o la terza via: lasciare la parola agli iscritti

Eppure, scrive il Fatto Quotidiano, «le ultime indiscrezioni parlano di spiragli per le mediazioni. Anche se i rapporti umani prima di tutto sono completamente logorati. In questo scenario c’è una terza via ipotizzata ed è quella che spingono big come Paola Taverna: votare lo Statuto di Conte in rete e lasciar decidere gli iscritti.

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