La Francia rimette in libertà l’ex-Br Di Marzio che tentò di rapire il prefetto Simone

21 Lug 2021 13:54 - di Paolo Lami

Mio marito aspettava giustizia e adesso, da lassù, sarà soddisfatto”: Giovanna Zugaro, compagna di vita del prefetto Nicola Simone, morto lo scorso marzo nella Capitale dove risiedeva, commenta così la cattura, avvenuta nelle scorse ore a Parigi, dell’esponente delle Brigate Rosse Maurizio Di Marzio, 61 anni, l’ultimo degli ex-terroristi per il quale l’Italia chiedeva l’estradizione.

Di Marzio, che era riuscito a scampare al maxi-blitz di fine aprile, quando in Francia furono arrestati altri sette ex-terroristi, tentò, insieme ad altri complici, il 6 gennaio del 1982, di rapire l’allora prefetto Nicola Simone, all’epoca vicecapo della Digos nella Capitale. Ne scaturì un conflitto a fuoco sul pianerottolo dell’abitazione del prefetto che reagì sparando nonostante fosse stato ferito da 3 colpi in faccia.

“Finalmente” Di Marzio “è stato assicurato alla giustizia, meglio tardi che mai. Sono riusciti a prenderlo, e con la sua cattura, si chiude il cerchio – dice soddisfatta Giovanna Zugaro. Sono contenta, e anche mio marito lo sarebbe, perché così si conclude una vicenda durata 40 anni, anche se per i gravi reati commessi non pagherà mai abbastanza. E’ stata una delle brutte pagine della storia di questo Paese, di quelle che, al contempo, vanno dimenticate, per la loro ferocia, e ricordate, affinché non accada mai più”.

Di Marzio era dagli inizi degli anni Novanta in Francia, grazie alla “dottrina Mitterand“. Deve ancora scontare cinque anni e nove mesi di reclusione, su una pena di 14 anni che gli è stata comminata. Il suo nome è legato a diversi atti terroristici e in particolare all’attentato al dirigente dell’Ufficio provinciale del collocamento di Roma, Enzo Retrosi, nel 1981. E, poi, al tentato rapimento, nei cosiddetti Anni di piombo, del prefetto Nicola Simone, all’epoca vicecapo della Digos nella Capitale.

“Era il giorno dell’Epifania dell’’82 – racconta Zugaro – e mio marito era in casa, io no”.

Erano circa le 15 quando è scattato l’assalto armato. “Hanno suonato alla porta fingendosi postini – ricorda Zugaro -. Mio marito si è insospettito subito: orario strano per i portalettere, e poi durante un festivo… Prima di aprire ha preso la pistola che aveva sempre con sé, una 38 special, e l’ha infilata sotto il pullover che indossava. Quando ha aperto, dopo aver sbirciato nello spioncino, si è trovato un uomo di fronte e, con la coda dell’occhio, ha visto altri che arrivavano, su per le scale. Dovevano sequestrarlo, perché era conosciuto, anche ai giornalisti, dato che in Polizia si occupava anche di relazioni con la stampa, e portarlo a Marino, dove era già stata predisposta una prigione e lì processarlo e condannarlo“.

Invece, su quel pianerottolo, è nato un sanguinoso conflitto a fuoco.

Nicola – aggiunge la moglie – è stato aggredito, hanno invano tentato di immobilizzarlo; poi è stato più volte colpito al volto con un’arma da fuoco. Nonostante ciò è riuscito a sparare e a colpire uno dei banditi, anche in modo serio, con i complici che, spaventati, sono fuggiti. Sono stati i condomini, sentendo gli spari, ad allertare e soccorsi. E’ seguito un lungo periodo di fermo, a livello professionale, per le ferite in viso, con problemi ad un occhio, al mento, alla mandibola. Lui, Nicola, che era appassionato del proprio lavoro, nonostante la sofferenza seguita, si è sempre considerato un miracolato, perché “altri – diceva – non ce l’hanno fatta”.

Per questo episodio Nicola Simone ottenne la Medaglia d’oro al Valor civile con la seguente motivazione: “Funzionario di Pubblica sicurezza, pur consapevole del gravissimo pericolo cui si esponeva, assumeva l’incarico di condurre e coordinare delicate e pericolose indagini, che portavano alla conclusione di brillanti operazioni. Vittima di un tentativo di sequestro da parte di alcuni terroristi armati penetrati con inganno nella sua abitazione, con estremo coraggio e decisione reagiva prontamente con l’arma in dotazione. Sebbene gravemente ferito, colpiva a sua volta un criminale, e messi in fuga gli altri aggressori ne consentiva poi, l’individuazione e l’arresto“.

“Quella – riprende Zugaro – fu l’ultima “campagna simbolo” delle Br. Mio marito aspettava giustizia e adesso, da lassù, sarà soddisfatto”.

Ma nel pomeriggio, come un fulmine a ciel sereno, è arrivata la notizia che la Francia ha rimesso in libertà Di Marzio. A Di Marzio è stato semplicemente imposto l’obbligo di firma ogni 15 giorni.

Nicola Simone è stato dirigente della Polizia di Stato fino al 2003 quando è stato nominato prefetto dal Consiglio dei ministri.

E’ stato il primo direttore Interpol Italia e il primo a dirigere il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato ed è stato capo della missione interforze in Albania a fine anni Novanta.

E’ stato lui ad addestrare la polizia albanese secondo gli standard italiani e a bloccare i gommoni che partivano dall’Albania verso le coste adriatiche pieni di clandestini. E’ morto lo scorso 17 marzo ad 81 anni.

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