Green pass, Cacciari: «Il governo ha puntato solo sui vaccini. Chiedo: con il vaccino è finita o no?»

29 Lug 2021 8:48 - di Sveva Ferri
cacciari

Non tanto la questione del Green pass in sé, ma il fatto che il lasciapassare sia l’ennesimo esempio di una logica da «emergenza permanente». Massimo Cacciari torna sul tema del certificato verde, dopo aver precisato i contenuti dell’intervento firmato con Giorgio Agamben, che tante critiche gli ha attirato, fino a fargli guadagnare anche l’appellativo di no vax. «Io richiamo l’attenzione su una tendenza che potrebbe diventare molto pericolosa, proprio perché è percorsa in modo inconsapevole», ha spiegato Cacciari in una lunga intervista a La Verità, che fa seguito a un intervento a sua firma già pubblicato ieri su La Stampa.

«Emergenza permanente» vs «strategie politiche»

Il punto è, per il filosofo, che la pandemia, come l’immigrazione, il terrorismo ed altre emergenze, rischia diventare un nuovo grimaldello per una società sempre più orientata a «sorvegliare e punire», senza per altro che in questo vi sia una strategia, una vera intelligenza. Le «strategie politiche», insomma, hanno completamente ceduto il passo allo «stato d’emergenza permanente» e questo, è l’avvertimento di Cacciari, «desta in me molta preoccupazione». «Ma – ha proseguito – temo di essere tra i pochi che la avvertono». «Fintantoché le emergenze vengono affrontate inseguendole, è chiaro che non c’è capacità di prevedere, di prevenire e, quindi, la strategia per uscirne è sempre quanto mai incerta. Quando potrà finire l’emergenza? Quali saranno i dati in base ai quali ci sarà permesso di vivere? Non si sa», ha proseguito Cacciari, per il quale «non è chiaro assolutamente niente».

L’accostamento tra vaccino e «simbolo politico-religioso»

Cacciari quindi ha esplicitato anche il senso di uno dei passaggi più controversi dell’intervento firmato con Agamben, quello sul fatto che il vaccino potrebbe diventare un «simbolo politico-religioso». «Se viene usato con scopi discriminatori, è chiaro che per qualcuno il fatto che una persona non sia vaccinata potrà rappresentare un elemento distintivo, che assume un senso ideologico, politico e, quindi, discriminatorio. E questo, in democrazia, è pericolosissimo», ha detto, aggiungendo che queste «sono le tattiche che hanno sempre usato gli Stati autoritari per realizzare i loro disegni».

Per Cacciari il pericolo maggiore è «l’inconsapevolezza»

Il pericolo più grande però, preso atto che «non c’è nessun piano» dietro questa possibile deriva, resta «l’inconsapevolezza». E questo, per il filosofo, è l’aspetto peggiore «dal punto di vista della qualità del ceto politico». Cacciari quindi, sottolineando che «l’imposizione di fatto di un trattamento sanitario, a prescindere dalle condizioni del soggetto, non mi sembra proprio in linea con la Costituzione», si è soffermato anche sulla reazione delle istituzioni, prima fra tutte il Viminale, alle manifestazioni di piazza.

Contro la lettura semplicistica della piazza

Certo, l’esposizione della stella gialla per equiparare il Green pass alla segregazione degli ebrei, «è una totale idiozia», ma anche la criminalizzazione della piazza non può non essere letta nell’ottica di quella «deriva molto pericolosa» al centro del suo ragionamento. Essere contro il Green pass non significa essere No vax, ha poi precisato il filosofo, che già in occasione delle manifestazioni dei ristoratori contro le chiusure aveva contestato le letture che additavano le manifestazioni come politicizzate ed eterodirette. «Dopodiché – ha ribadito – è chiaro che non siamo assolutamente in un regime autoritario. Ma di buone intenzioni, sono lastricate le strade di tutti gli inferni».

La continuità tra Conte e Draghi sull’emergenza sanitaria

L’invito di Cacciari, dunque, è a riflettere, a porsi delle domande. «Le cose che ci sono successe non erano affrontabili in modo più razionale e con misure meno pericolose per i diritti individuali e la libertà di ciascuno? Io non penso». Che pensa, invece? «Che un ceto politico, preso alla sprovvista da questo diluvio di crisi, le abbia gestite in modo occasionale, senza strategia e anche senza l’autorevolezza necessaria», ha detto il filosofo, che rileva una assoluta continuità sui temi della pandemia tra Conte e Draghi, confermata dal mantenimento di Roberto Speranza alla Salute.

Cacciari: «Con il vaccino è finita o no?»

Cacciari comunque non pensa neanche che il Green pass sia un diversivo rispetto alle mancanze dell’uno e dell’altro esecutivo su temi come scuola o trasporti, ma piuttosto che nel governo «hanno paura di un’altra ondata di Covid, non avendo altra strategia che non sia quella dei vaccini», ha spiegato a La Verità. Eppure ci si sarebbe potuti concentrare di più anche sul altri punti, come i protocolli per le cure precoci, «ma il governo, fin dall’inizio, non ha voluto adottare altra strategia che quella del vaccino. Ma a questo punto, il vaccino dovrebbe già dare alcuni risultati, no? Tali da permetterci di vivere con un po’ più di tranquillità, no?». «La questione – ha quindi concluso Cacciari – è questa: con il vaccino, è finita o non è finita?».

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