Giustizia, Renzi domani firma i referendum. E il Pd “frigge”: «Letta si è fatto fregare da Conte»

20 Lug 2021 12:16 - di Redazione
Renzi

Ci sarà anche la firma di Matteo Renzi in calce ai sei quesiti referendari sulla giustizia presentati da Radicali e Lega. Lo ha annunciato lo stesso leader di Italia Viva nel corso della presentazione del suo libro Controcorrente in un comune del Bresciano. L’ufficializzazione dell’adesione è fissata per domattina presso la sede romana del Partito radicale. «Quando penso al referendum sulla giustizia, non penso a Salvini ma a Enzo Tortora», ha messo subito le mani avanti Renzi, quasi a prevenire l’accusa di flirtare troppo con il Matteo leghista. Ma l‘ex-Rottamatore non si è limitato solo a questo.

Renzi: «Penso a Tortora, non a Salvini»

«È una guerra, quella tra magistratura e politica che dura da trent’anni – ha infatti sottolineato -. Da Tangentopoli a oggi c’è una contrapposizione che arriva all’estremo con Bonafede, un dj più che un ministro». Tra le vicende che più lo hanno fatto «arrabbiare» e quindi convinto a sostenere i referendum, c’è quella di Open. «È lo stesso procuratore che ha arrestato i miei genitori, portato a processo mio cognato, indagato me. Manca la mia nonna che ha 101 anni. Di fronte a questo andazzo della giustizia – ha sbottato -, domattina vado e firmo i referendum sulla giustizia». Quanto al libro, fresco di pubblicazione, ha annunciato di voler «rinunciare all’immunità» nel caso gli arrivassero querele. «Da boy-scout di provincia – ha concluso Renzi – mi hanno fatto diventare un gangster internazionale».

I Dem: un errore fare sponda al M5S sulla prescrizione

Battute a parte, la decisione di Renzi di sottoscrivere i referendum fa innalzare ulteriormente l’allarme nel Pd. Al Nazzareno il leader di Iv è una sorta di vigilato speciale. Preoccupa la sua traiettoria che s’intreccia spesso con quella di Salvini. Letta ne teme la saldatura, a cominciare dal ddl Zan. Ma ora la firma in calce al referendum rende scottante anche il dossier giustizia. Non foss’altro perché una parte del Pd non ha infatti gradito l’apertura del segretario alle proteste del M5S sul testo Cartabia in materia di prescrizione. Lo considera un passo falso, servito solo a far innervosire Draghi. E ad offrire un’insperata sponda a Conte nell’incontro avuto ieri da questi con il premier sulla giustizia. La prossima volta, gongola il Fatto di Marco Travaglio, «Conte ci può andare quasi da leader del centrosinistra».

 

 

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