Poliziotto accoltellato da un immigrato a Genova, la protesta degli agenti: «Nessuno ne parla»

17 Giu 2021 13:07 - di Lucio Meo

“Tutto è andato bene per la prontezza di riflessi del poliziotto altrimenti oggi saremmo qui a piangere un’altra vittima del sistema”. Esordisce così Andrea Cecchini, segretario generale del sindacato di Polizia Italia Celere, riferendosi ai fatti accaduti in piazza De Ferrari a Genova dove  due giorni fa un poliziotto del Reparto Mobile è stato aggredito da un uomo, originario del Capo Verde, che ha tentato di accoltellarlo alla gola. “Sotto le telecamere di una delle piazze più importanti di Genova il collega è stato capace di divincolarsi dalla coltellata ed è stato attinto ‘solo’ su un braccio riportando 21 giorni di prognosi”, scrive Cecchini nel suo blog.

Il poliziotto accoltellato e il silenzio dei media

“Vero che la parte del corpo colpita non è vitale ma di certo non possiamo mai sapere cosa possa accadere dopo una coltellata. Ed è così che si è passati da un capo d’imputazione di tentato omicidio a lesioni e poi ai domiciliari. Sembra che l’attentatore fosse seguito da un centro per la salute mentale ma è gravissimo che non ne abbia parlato nessuno! Potevamo contare oggi l’ennesima vittima in servizio e abbiamo scongiurato la tragedia solo ed esclusivamente per la sua bravura dell’Agente di Polizia”, sottolinea Cecchini.

“L’attentatore è stato arrestato, ma cosa sarebbe accaduto al poliziotto – osserva – se non fosse stato bravo? Bravo nello schivare la coltellata e bravo, insieme ai colleghi, nell’assicurare alla giustizia l’attentatore. Ma, ancora, cosa sarebbe accaduto al poliziotto se per fermare il cittadino straniero avesse usato la forza? Uso della forza che sarebbe stato legittimo certamente ma è una forza non sancita perché non esistono regole d’ingaggio. L’unico assioma che ormai sta divenendo consuetudine e, chissà, potrebbe diventare legge è che il poliziotto debba morire e se non muore deve andare in ospedale o in tribunale. Restiamo attoniti e indignati nell’apprendere che nessun rotocalco nazionale né telegiornale ne abbia parlato, che non vi sia stato lo sdegno delle Istituzioni e che nessuno, ad eccezione dei colleghi e dei diretti superiori, si siano complimentati col poliziotto ferito per aver gestito la situazione in modo impeccabile”.

Il paragone con la vicenda della ragazza pachistana Saman

Secondo il responsabile del sindacato di Polizia Italia Celere, Cecchini, “la piega che ha preso questo paese è pericolosamente fuorviante, una vile deriva e resa morale tale da tacere di fronte alla sparizione/assassinio della giovane Saman… nessuno ne parla perché lì è difficile prendere posizione, non ci sono i poliziotti da prendere a schiaffi bensì delle persone che rivendicano la loro libertà uccidendo chi la pensi diversamente da loro”.

“L’attentatore di Genova è passato sotto gamba da tutta l’opinione pubblica, come forse tempo addietro sarà passato sotto gamba dalla stessa opinione pubblica l’attentatore di Ardea che ha ucciso un anziano e due meravigliosi bimbi. Rispettiamo assolutamente le decisioni della magistratura e ci rendiamo conto che le lacune legislative sono sempre più gravi; urgente e necessario si rende l’intervento del legislatore, che non può non fare di questi fatti reali una sintesi socio-politica e normativa, altrimenti continueremo a contare morti innocenti e lavoratori feriti. Vietato dimenticare – conclude – che il poliziotto ferito è comunque un lavoratore ed ancor’oggi è senza quelle tutele che gli impediscono di lavorare degnamente. O forse è fatto apposta?”

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