Pd, Marcucci guida l’assalto degli “orfani” di Renzi: «Caro Letta, così ci mandi a sbattere»

11 Giu 2021 16:09 - di Michele Pezza
Letta

È perché nessuno se n’è accorto o il sacrificio del leader è rito così frequente nel Pd da non fare più notizia? Fatto sta che, almeno per ora, non si leggono né analisi né commenti sul letto di chiodi in preparazione al Nazareno e su cui andrà presto a sdraiarsi Enrico Letta. Non perché sia un fachiro, ma perché è lì che lo adageranno le correnti dem se il segretario non cambierà registro. Delle sue difficoltà – è vero – sono piene le cronache. Anzi, diciamo pure che da quando è tornato dalla Francia, circonfuso da propositi di vendetta come un novello Conte di Montecristo, non ne ha praticamente imbroccata una. È quel che ora sussurrano anche dentro al partito.

Aperta la fronda interna

E nulla più di un tam tam mirato a instillare dubbi sulla strategia di un leader può irrimediabilmente minarne l’autorevolezza. Tanto più che il Pd è già allo step successivo, alla fronda aperta. Se ancora non lo è, di certo le somiglia molto quella di Andrea Marcucci. Un paio di mesi fa Letta ne pretese le dimissioni da capogruppo al Senato in nome della parità di genere. Più prosaicamente, ne voleva la testa per il cordone ombelicale che – a detta dei maligni – ancora lo legherebbe a Matteo Renzi. Comunque sia, da quando non guida più il gruppo dem a Palazzo Madama, Marcucci si è trasformato in una sorta di suocera di Letta. Rilievi, precisazioni e appunti sempre conditi sempre con l’aceto della rivincita.

L’ex-capogruppo: «Letta parla solo allo zoccolo duro»

Proprio di queste è invece la lezione di realismo impartita al segretario. «Io ricordo i numeri del Parlamento in questo momento – premette -. Su voto ai 16enni, tassa di successione, ius soli e Mattarellum, in aula non esiste una maggioranza. Io – aggiunge – non ho nulla contro le battaglie identitarie, ma se si riescono a trasformare in provvedimenti possibili, in caso contrario rischiamo di bruciare idee giuste, poste però nel momento sbagliati». Che è come dire che il leader sta andando a sbattere. «Temo – conclude, infatti – che in questi mesi Letta si sia rivolto più a quello che un tempo si definiva lo zoccolo duro. Va aiutato il governo con il suo forte profilo riformista e non farsi dire sempre dei “no” scontati».

 

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