Orietta Berti: «Al Partito comunista non piacevo, mi ignoravano come se avessi la lebbra»

17 Giu 2021 16:47 - di Federica Argento
Orietta Berti

Strani questi comunisti e radical chic. Quando decidono di “schifare” voci nazional popolari non guardano in faccia nessuno. Neanche una come Orietta Berti che ora qualche sassolino dalla scarpa se lo toglie in un’intervista con il Giornale. Dice: “ConFin che la barca va’ ho venduto quasi 9 milioni di dischi, ma è sempre stata considerata una canzone qualunquista. La verità è che la mia musica melodica non piaceva ad alcuni giornalisti vicini al Partito Comunista; ed è curioso visto che provengo da un paese, famoso per essere l’unico ad avere ancora un monumento dedicato a Lenin”. Insomma, ora sta vivendo una seconda giovinezza musicale Orietta Berti, ma per una come lei che proviene da una famiglia di sinistra, frequentatrice delle Feste dell’Unità, quell’ostracismo suona paradossale.

Orietta Berti: “Nessuno voleva intervistarmi”

Claudio Rinaldi che l’ha intervistata glielo fa notare: che le critiche arrivassero proprio da quel mondo…”Esatto, ma io non mi sono mai lamentata”, ha risposto. “Non ho mai rotto le scatole e non sono mai andata a letto con nessun altro se non con mio marito. Ho semplicemente aspettato che passasse l’acqua cattiva…”. Alla Berti toccò quella emarginazione toccata a tanti cantautori (più a destra onestamente)  che aveva il torto di non essere “impegnati”; rei di perseguire un genere melodico e sentimentale. E’ durato anni e anni lo snobismo dei radical chic. “Ci ha impiegato 29 anni per tornare a Sanremo”, la stuzzica il Giornale: “Devo dire che mi sento molto fortunata. Ma ringrazio soprattutto il mio pubblico che mi è sempre stato vicino a differenza di una certa parte della stampa che in passato mi ha più volte criticato”. “E devo ringraziare Amadeus che ha ascoltato la mia canzone e mi ha voluto al Festival. L’ultima volta ci ero andata con Giorgio Faletti nel 1992”.

Orietta Berti: “Quando il Pd mi voleva mandare via dalla Rai”

Oggi la intervistano un po’ tutti, ma “ci sono stati anni in cui nessuno voleva intervistarmi, come se avessi la lebbra. Mentre a Sanremo quest’anno ho fatto anche 25 interviste al giorno. I giornalisti di oggi mi sembra abbiano meno pregiudizi…”. A proposito della posizione pubblica presa da Fedez a favore del ddl Zan, ricorda un episodio che la coinvolse: “È un vizio un po’ italiano quello di credere che i cantanti debbano stare in silenzio. Qualche anno fa in radio mi è capitato di fare un apprezzamento su Di Maio: dissi che secondo me era molto bello… non l’avessi mai fatto”. Ricorda il putiferio che ne seguì, nonostante foppsse di casa a viale Mazzini, ospite fissa di Fabio Fazio: “Una parte del Pd voleva addirittura mandarmi via dalla Rai. Apprezzai molto che tra quelli che presero le mie difese ci fu anche Salvini. Da quel momento sto molto più attenta a ciò che dico…”.

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