M5S, rebus segreteria per Conte. La minaccia degli eletti: «O decide la base o sarà il caos»

8 Giu 2021 20:47 - di Valerio Falerni
Conte

Si fa presto a dire “rifondazione“. Anche a divorzio consumato, il M5S resta una polveriera. A conferma dell’esistenza di un male oscuro che va ben oltre la querelle tra Giuseppe Conte e Davide Casaleggio sugli iscritti della piattaforma Rousseau. Accettando la guida dei 5Stelle, l’ex-premier si è sobbarcato di una mission quasi impossible: rimotivare un movimento ormai privo di anima e di identità. E così anche la composizione della futura segreteria rischia di trasformarsi nell’ennesima guerra per bande. La parola che corre in questo momento di bocca in bocca è “discontinuità“. Tradotto in soldoni significa che Vito Crimi, il reggente contestato, non ne faccia parte. «È divisivo», sussurra più d’uno. Più esplicito l’europarlmentare ed ex-Iena Dino Giarrusso: «A votare la struttura – avverte – dev’essere la base perché i padroni del MoVimento restano gli iscritti».

Molti grillini non vogliono Crimi

Parole che vorrebbero segnare una riscossa ma che in realtà sfociano nel patetico. Gran parte dei 5Stelle che Conte si accinge a guidare coltiva un unico scopo: abrogare il divieto di doppio mandato. Un obiettivo ferocemente contestato da chi ha una sola legislatura. E si capisce: con un Parlamento decurtato e con sondaggi che danno per dimezzati i voti del 2018, ognuno pensa solo a salvare se stesso. Tanto più che è proprio sul rispetto di questa regola che Alessandro Di Battista deciderà se entrare per dare una mano a Conte o fare altro. Il problema è che appesa al divieto è tutta la vecchia guardia, a cominciare da Luigi Di Maio. L’ex-capo politico si è defilato, ma lavora sotto traccia. Il suo nome nel nuovo organismo di Conte è in forse. «Avrebbe molto da perdere e ben poco da guadagnare se accettasse un posto in squadra», confida un parlamentare all’Adnkronos.

Di Maio defilato

Ma  il suo mancato ingresso finirebbe per alimentare le voci sui suoi presunti contrasti con il nuovo leader. Sono invece sicuri i nomi di Lucia Azzolina, Paola Taverna, Chiara Appendino e Luigi Buffagni. Nel frattempo Conte prepara la road map verso la sua incoronazione. Sono previste tre tappe. La prima consiste nella verifica dei dati degli iscritti trasmessi da Casaleggio e quindi avviare le attività preliminari alle operazioni di voto. Successivamente, ci sarà la pubblica presentazione del nuovo Statuto e della Carta dei valori.

Conte eletto segretario entro giugno

L’evento si terrà a a Roma. Infine, il voto degli iscritti prima sullo Statuto e poi sulla leadership di Conte. L’obiettivo è concludere l’iter entro la fine di giugno. All’orizzonte, tuttavia, si staglia minacciosa una nuova nube. Molti parlamentari contestano infatti la cifra (250mila euro più spese legali) pattuita tra l’Associazione Rousseau e M5S. «Sono stroppi», lamentano. E intanto è ferma anche la campagna di finanziamento interna. A recalcitrare sono proprio i fautori dell’abrogazione del doppio mandato. Prima di versare la quota (1000 euro mensile), vorrebbero garanzia di ricandidatura. Insomma, vedere cammello, pagare moneta. C’erano una volta gli anti-Casta

 

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