“L’uomo del fiume” di Raul Lovisoni. L’alternativa spiritualista e conservatrice a Mauro Corona

18 Giu 2021 18:16 - di Riccardo Arbusti
Raul Lovisoni

“Nulla e nessuno e nessuno è riuscito a impedirmi di remare sul fiume, in direzione ostinata e contraria” scrive Raul Lovisoni in L’uomo del fiume. I pensieri della foce (Piemme, pp. 358, euro 18,50). Ma chi è Raul Lovisoni, questo personaggio che emerge come una sorta di figura alternativa a Mauro Corona? È anche lui un uomo dei fiumi, dei monti e dei boschi ma non è di sinistra, è spiritualista, è ecologista nel senso di una ecologia profonda e se deve segnalare il maestro di tutto il suo percorso lo indica in Massimo Scaligero. Nella sua vita è stato molte cose: artista e musicista, uomo politico, docente, scrittore… E in questi ultimi anni, dopo essere sopravvissuto a un cancro, è un uomo che ha riscoperto se stesso abbandonandosi ai ritmi della natura.

L’incontro di Lovisoni con Battiato e i simboli tradizionali

Vissuto fin da piccolo a Cervignano, figlio di un mazziniano e pacciardiano e nipote di un fascista, Raul scopre sin da bambino la musica. A diciannove anni, a Napoli, in una specie di Woodstock italiana si imbatte in Franco Battiato, che aveva dieci anni più di lui. I due parlano e diventano amici. Un anno dopo Battiato e Juri Camisasca sono ospiti di Raul che Franco ribattezzerà Raulino: “Discussero della dottrina induista delle Quattro Età e del Kali Yuga, l’Epoca Oscura in cui ci troviamo. I tre affrontarono il tema dei simbolismi tradizionali messi in risalto da Guénon e Lovisoni fece loro conoscere il lavoro di Evola nel libro La dottrina del risveglio”. Da allora i rapporti tra i due si intensificano, per tutti gli anni ’70. Fino a che Battiato, nel 1978, farà conoscere a Raul un altro musicista friulano, Francesco Messina, con il quale – grazie a Franco – i due registreranno insieme un album per la Cramps Record, Prati bagnati del monte Analogo, ispirato al libro di René Daumal influenzato dall’insegnamento di Gurdjieff…

Asimov, Castaneda e l’esoterismo

Tale era l’amicizia che Raul prese a chiamare Franco Cicciuzzo. Un giorno Raul era seduto sul letto dell’amico che lo ospitava a Milano. Raul ascoltava gli esercizi violinistici che Giusto Pio aveva assegnato a Franco: uno di questi esercizi, modificato, si stava trasformando nella cellula ripetitiva dell’ostinato violinistico della canzone L’era del cinghiale bianco.

Ma non c’è stato solo questo incontro. Il libro snocciola nomi, libri, autori e incontri che disegnano un’esistenza davvero unica. Dalla lettura di Asimov a quella di Castaneda e Junger, dal jazz amato dal padre ai Beatles, dall’esoterismo in cui si imbatte tramite alcuni ragazzi di Verona vicini a Ordine Nuovo al Dams di Bologna sino ai collaboratori di Hugo Pratt conosciuti a Venezia.

La nuova Destra, la Lega e la politica culturale da assessore

Poi c’è tutto il capitolo di incontri politici. Amedeo d’Aosta e Otto d’Asburgo, quindi la cosiddetta “nuova destra”. Lovisoni negli anni Ottanta conosce Marco Tarchi, Franco Cardini e Alain de Benoist. Poi Lovisoni diventa assessore alla Cultura della Provincia di Gorizia. E in questa veste prima squarcia il velo del silenzio sugli orrori delle foibe con un convegno in cui invita lo storico Marco Pirina ma anche rappresentanti sloveni che denunciarono come anche i “bianchi” jugoslavi erano stati massacrati dai titini. Poi, sempre da assessore leghista alla Provincia, Lovisoni riesce a portare, per la prima volta in Italia, in un grande convegno sull’Europa delle regioni, l’amico e pensatore francese Alain de Benoist. Era il 1993, e la notorietà dell’evento condusse alla candidatura alla Camera dei deputati per le elezioni del 1994.

L’idea di un’economia alternativa

Attivo organizzatore della campagna elettorale il toscanaccio Amerino Griffini, anche lui vicino alla Nouvelle Droite. Seguono le vicende in Parlamento, i dialoghi con Umberto Bossi, la rottura per il ribaltone leghista, la permanenza fino al 1996 nel gruppo parlamentare del Ccd… Anche uscendo dalla politica, però, Lovisoni non molla. Riprende l’intesa con l’amico Geminello Alvi e cerca di tradurre in musica l’idea di una economia alternativa.

Un nuovo patto uomo-natura

Al di là di questo percorso nel libro balza in primo piano lo sfondo spirituale e profondo di un’esistenza arrivata sino alla consapevolezza filosofica degli ultimi anni. Carlo Sgorlon e Stanislao Nievo definirono Lovisoni un cantastorie dei nostri tempi. E questa storia, la sua, si conclude con una riflessione sui nostri tempi globalizzati e sulla necessità di un nuovo umanesimo: un ritorno a casa dell’uomo sia esso sulle rive del fiume Ausa, in Friuli, o tra i monti. È questa la strada maestra di un nuovo patto uomo-natura che fa rima con la conservazione della bellezza e con la sostenibilità.

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