Il dramma del papà a cui viene impedito di vedere la figlia scuote la politica: ora basta
Il dramma di A.M., il papà a cui, da tre anni, viene negato il diritto di vedere la figlia per la mancata esecuzione delle sentenze dei Tribunali scuote la politica.
L’uomo è uno delle tante migliaia di padri separati – oltre 4 milioni in Italia, un esercito di disperati – a cui viene negato di incontrare i figli, spesso nella totale latitanza e acquiescienza della giustizia.
Un diritto negato che ha ripercussioni devastanti e, spesso, permanenti, tanto sulla vita dei figli, costretti a non vedere il padre, quanto sulla vita degli stessi padri separati.
La storia di A.M. , il padre che da tre anni non vede la figlia per la mancata esecuzione delle sentenze dei Tribunali e l’ostruzionismo della Provincia “è l’ennesima sconfitta della civiltà in Italia“, commenta amareggiato con l’Adnkronos, Giorgio Ceccarelli. Che, da anni, come attivista dei diritti dei padri separati si batte attraverso l’associazione ‘figli negati’ di cui è presidente.
“E’ barbarie l’atto di un sindaco che si sostituisce a un giudice naturale avallando la sottrazione di minore che esiste e vige impunita soltanto in Italia, perché all’estero è chiamata rapimento ed è punita con la reclusione“, ricorda Ceccarelli citando la sentenza 2925/2000 della Corte di Cassazione, che “dovrebbe essere affissa in tutte le stanze dei tribunali sotto ‘la legge è uguale per tutti’.
“Commette reato il genitore affidatario dei figli minori se non li educa e non li sensibilizza ad avere un rapporto con l’altro genitore dal quale vivono separati, in quanto anche tale comportamento ‘omissivo’ può costituire l’ ‘elusione’ dolosa di un provvedimento del giudice“, enuncia il presidente dell’associazione che raggruppa migliaia di padri separati.
Ceccarelli plaude ad A.M. “per avere sempre agito legalmente. il dolore va superato con la forza civile pulita. Sia esempio per i genitori che per disperazione delinquono o si suicidano“.
Ma, aggiunge, “vanno messi paletti”. Secondo Ceccarelli, anche promotore del Daddy’s pride, marcia mondiale dei padri separati, “dopo 21 anni dalla sentenza della Suprema Corte è gravissimo che si debba attendere l’interpretazione di un articolo 388 del codice penale in assenza di una normativa. Servono leggi che garantiscano il diritto dei nostri figli di amare due genitori e quattro nonni attraverso un sistema preventivo e di progressive sanzioni – rimarca – Il bambino non può essere usato come bottino di guerra nelle faide tra coniugi, né le conquiste fatte possono essere ribaltate adesso dai timori di femminicidio, per cui l’uomo è un mostro ed il padre passa in serie b“.
La vicenda “fa capire quanto sia urgente riformare il sistema rafforzando tra l’altro quello di mediazione familiare, indispensabile in situazioni conflittuali nella coppia“, dice, all’Adnkronos, Antonio Affinita, direttore generale del Moige, il Movimento italiano genitori. Che, in prossimità della conferenza stampa indetta dai legali di A.M. a Lecce afferma: “Padre e madre hanno eguale diritto ad essere presenti nella vita dei figli. Un principio questo che va salvaguardato”. Ma che, invece, nella maggioranza dei casi, in Italia viene ripetutamente e sfacciatamente calpestato.
“Purtroppo in Italia il sistema della mediazione incontra invece mille difficoltà – rivela Affinita. – Non si affronta il problema dei costi che andrebbero fatti detrarre alla famiglia per evitare che le carte bollate creino danni, disagi e sofferenza innanzitutto ai bambini. Mentre il mediatore – conclude – potrebbe essere l’area cuscinetto che può dare equilibrio”.
È “necessario intervenire con norme anche su alienazione parentale o smettiamo di essere stato di diritto“, dice il senatore leghista Simone Pillon all’Adnkronos.
“Le decisioni dei tribunali in materia di minori possono essere impugnate presso le apposite sedi ma debbono essere eseguite. Troppe volte sono disattese o dal genitore inadempiente o dai servizi sociali o dalle pubbliche amministrazioni. Continuando a lasciare tutto all’arbitrio del più forte, smettiamo di essere uno stato di diritto”.
“Non conosco nel dettaglio la vicenda – premette Pillon. – Ma, senza voler colpevolizzare intere categorie che fanno un lavoro utilissimo per il nostro Paese, bisogna fare in modo che le decisioni del giudice una volta assunte siano poi attuate. Ci sono moltissimi casi di papà, ma anche mamme, che hanno l’affido condiviso e la disponibilità del tribunale affinché vedano i figli ma non riescono comunque a incontrarli. Questo è un punto su cui noi sicuramente presenteremo emendamenti alla riforma del Codice di Procedura civile: il genitore che non ottempera alle indicazioni del tribunale deve essere pesantemente sanzionato come stabilito tra l’altro dall’articolo 388 del Codice penale, che punisce la mancata esecuzione dolosa dell’ordine del giudice”.
C’è poi la questione alienazione parentale: “Vorrei si uscisse definitivamente dalle contrapposizioni ideologiche – sottolinea Pillon – Sia madri che padri spesso usano i figli contro l’altro genitore inventando bugie e calunnie con risultati drammatici in cui i bambini sono vittime. Dobbiamo arrivare ad un sistema giudiziario che sappia riconoscere situazioni vere di violenza e discernere intervenendo efficacemente. Questo è ciò per cui noi abbiamo lavorato e stiamo lavorando: tra le modifiche al Codice di Procedura Civile che stiamo trattando in commissione e per le quali sono arrivati gli emendamenti del Governo, ci sono spazi per intervenire in modo da garantire azioni immediate ed efficaci della giustizia ed impedire il ripetersi di casi simili”.
“Siamo ad un punto di non ritorno – conclude il senatore della Lega – L’Ue continua a condannare l’Italia per inadempimento in ordine alle procedure di affidamento con sentenze esemplari. Ma nonostante ciò il sistema è ancora privo di adeguati controlli. E’ un buon momento per intervenire e per far in modo che attorno ai minori si crei un pool di competenze in grado di garantire che le decisioni prese e poi attuate siano le migliori possibili. Per il medesimo obiettivo, abbiamo anche chiesto che nella riforma del codice di procedura civile sia inserita una sezione specializzata di diritto di famiglia“.