Federazione di centrodestra, Buttafuoco: “Agli elettori non gliene importa nulla. Fa bene la Meloni”

7 Giu 2021 10:37 - di Adriana De Conto
Federazione destra

Confederazione, partito unico, o federazione che dir si voglia. Pietrangelo Buttafuoco intervistato da Libero parla a tutto tondo del centrodestra, dell’ipotesi di “abbraccio” tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, delle reazioni, dei malumori e degli entusiami all’interno dei due partiti. A domanda precisa: a chi conviene di più tra FI e Lega, non si appassiona e invita a badare al sodo.  «Non so -risponde- . Qua i soggetti sono impegnati in una guerra civile a cui il popolo di destra non s’ appassiona. Un conto è l’elettorato, un conto i gruppi parlamentari, un altro ancora i leader».

Federazione di centrodestra, Buttafuoco: “L’elettorato se ne fotte…”

Buttafuoco più che alla confederazione preferisce infatti guardare la sostanza delle cose: guardare alla realtà di un elettorato che segue poco le alchimie interne: parla di una “maggioranza silenziosa” di centrodestra che è maggioranza nel Paese e attende rappresentanza concreta: «L’elettorato del centrodestra è un unico corpo, se ne fotte di tutto questo e si sposta a seconda delle proposte. Ed è imprevedibile. Ti ricordo – spiega a Francesco Specchia- che durante il governo gialloverde il travaso dei consensi dei Cinque Stelle non fu verso il Pd, ma verso Salvini. Gli elettori, se il sistema va male, scelgono sempre l’antisistema. I 5 Stelle al Sud fecero un miracolo: per la prima volta il mezzogiorno scelse un partito “contro”. Poi il M5S pensò bene di allearsi col Pd, sistema puro. E il popolo, disorientato, ora sceglie Fratelli d’Italia. Vedi, l’analisi della realtà è molto più semplice rispetto a quella dei politologi».

Centrodestra, Buttafuoco: “La voce della maggioranza silenziosa”

Buttafuoco fa poi sottili considerazioni sul centrodestra e il governo: «Il nostro re, ora, è Mario Draghi. E anche la destra oggi, deve consegnarsi a lui per imporre la voce della maggioranza silenziosa nel Paese. E guarda – analizza in maniera sempre originale-  paradossalmente, il soggetto politico più affine a Draghi è proprio Giorgia Meloni. Quelle con Salvini – dal Copasir in su – ora sono schermaglie finalizzate soltanto a salire nei sondaggi elettorali. Alla fine, troveranno la quadra». Ricordiamo che la leader di FdI disse chiaro e tondo al premier, all’epoca delle consultazioni, che dal suo partito avrebbe ricevuto più affidabilità che dagli azionisti di maggioranza. E aveva ragione. Che con un Pd in caduta libera e con un’incognita M5S,  il premier veda il suo esecutivo trovare più stabilità nel centrodestra è un dato di fatto.  «I 5Stelle traccheggiano struggendosi per Conte, Letta a volte fa discorsi da segretario di Democrazia Proletaria negli anni ’70”.

Buttafuoco vs Galli Della Loggia: Basta con gli esami del sangue alla Meloni

Poi attacca Ernesto Galli Della Loggia che sul Corriere ha invitato  la destra di governo a farsi una classe dirigente all’altezza e ad abiurare il fascismo. «Dice cose trite. La Lega dalla sua ha un blocco sociale solido, FdI una schiera di amministratori di territorio. E per confutare i soliti esercizi storiografici sul fascismo basta compulsare l’opera di De Felice. Tra l’altro non c’è bisogno di esami del sangue di “mussolinismo”; l’unico leader dell’Italia repubblicana ad avere avuto un atteggiamento affine – non so quanto consapevole- al Du ce è stato Craxi. L’unico e ultimo». Poi a precisa domanda – Giorgia Meloni che si i defila dal progetto della federazione e , da presidente dei conservatori europei, gira l’Europa, osserva:  «E fa bene ad allargare il network e gli orizzonti. D’altronde la vocazione dell’Italia per la politica estera è storica, vedi ora il capitolo libico. Per esempio, il blocco sociale del Nord rappresentato da Salvini più che con Roma ha necessità di intessere rapporti con la Germania. Se tu entri in una Mercedes, osservando la componentistica dell’auto, ti accorgi che lì c’è la geografia industriale del nostro Pil. Il resto sono sciocchezze, è tutto un cercare invano farfalle sotto l’arco di Tito».

 

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