Astrazeneca, si fa luce sulla morte di Camilla Canepa: emergono nuovi dettagli

17 Giu 2021 13:16 - di Redazione
Camilla

Continuano a emergere nuovi dettagli sulla tragica morte di Camilla Canepa, la 18enne deceduta a Genova in seguito ad una trombosi insorta ad una decina di giorni dalla somministrazione del vaccino AstraZeneca. Secondo quanto scrive La Stampa, «la ragazza fu sottoposta a una Tac senza l’impiego di liquido di contrasto». Questa pratica potrebbe  rappresentare una contraddizione delle linee guida diffuse dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). I dettagli emergono da una nota dell’Aifa emessa il 26 maggio scorso, in materia di «complicanze tromboemoliche post-vaccinazione anti-Covid 19 con Vaxzevria – AstraZeneca».

Camilla, nuovi dettagli

Il dossier è costituito da undici pagine. E, come riporta sempre La Stampa, in uno di questi si legge: «Nel sospetto di trombosi dei seni venosi cerebrali l’esame di prima scelta è oggi l’angio-Tac, indicando al medico neuroradiologo il medesimo sospetto clinico così da poter studiare correttamente, con il mezzo di contrasto, i distretti venosi». Un dettaglio emerso nell’inchiesta sulla scomparsa della studentessa diciottenne e che potrebbe fare luce sulle responsabilità della tragedia.

La drammatica vicenda di Camilla

Camilla fino al tardo pomeriggio del 3 giugno era stata bene , quando ha manifestato cefalea e una forte fotosensibilità. «Ha raggiunto insieme ai familiari il pronto soccorso di Lavagna e qui ha trascorso alcune ore , si legge sul quotidiano torinese,  dopo che erano stati registrati una presunta “piastrinopenia” (carenza di piastrine) di matrice ereditaria e però contestata dalla famiglia, e l’assunzione nei giorni precedenti di farmaci per una cura ormonale. Ai medici era stato premesso che il 25 maggio si era vaccinata con AstraZeneca e il valore delle piastrine quella sera – è certificato dalle cartelle cliniche acquisite dai carabinieri – era inferiore al range ritenuto “normale”. A quel punto i sanitari dell’istituto lavagnese hanno eseguito una Tac, come premesso senza liquido di contrasto». A questo punto La Stampa si chiede se sia stata una prassi corretta, alla luce di ciò che «prescriveva l’Aifa con una circolare emessa prima che la giovane si presentasse al pronto soccorso».

La Asl: «Rispettiamo ogni accertamento della magistratura»

Sui dubbi degli inquirenti Paolo Petralia, direttore generale dell’Asl 4 Chiavarese da cui dipende l’ospedale di Lavagna ha spiegato a La Stampa: «Rispettiamo ogni accertamento della magistratura, ma mi sento di dire che solo un approfondimento tecnico molto specifico potrà far luce con precisione sui vari spunti investigativi, in primis quello inerente la circolare Aifa sulla necessità della Tac con contrasto».

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