Albertini scioglie le riserve: «Sono pronto a fare il vicesindaco. Montigny è un nome eccellente»

16 Giu 2021 9:38 - di Redazione

Soluzione in arrivo per il candidato di centrodestra che sfiderà Giuseppe Sala a Milano. L’ex sindaco Gabriele Albertini è pronto a candidarsi a vice. E promuove a pieni voti la possibile candidatura a sindaco del civico Oscar Montigny. 52 anni, manager del marketing e della comunicazione del gruppo Mediolanum. Sposato con Sara Doris, genero di Ennio. Ma anche scrittore,  con l’ambizione di elaborare nuove teorie economiche e morali “per un futuro più giusto”.

Albertini: sono pronto a fare il vicesindaco per gratitudine

“Ho dato la mia adesione alla sua candidatura anche perché il suo curriculum è ragguardevole“, spiega Albertini dalle colonne del Corriere della sera nel giorno del vertice di centrodestra per fare la quadra sul nome. L’ex sindaco ha spiegato di aver accettato la sfida per correttezza e per gratitudine. Nei confronti “delle tante persone che mi hanno sostenuto durante la lunga fase che mi ha portato a un passo dal candidarmi. Mi è sembrato giusto, dopo aver detto no, mettermi a disposizione”.

“Montigny è un candidato eccellente”

Albertini, sindaco per due mandati dal 1997 al 2006, conferma di avere avuto contatti con Montigny. E di avergli parlato per fargli capire i rischi e i problemi di un primo cittadino. “Si è fatto vivo. Io avevo già fatto l’operazione Minoli”.

Un uomo di grande sensibilità e cultura

Montigny ha il profilo giusto. “L’avevo incontrato in un webinair e mi aveva fatto un’impressione eccellente – racconta Albertini – mi ha molto incuriosito. E  ho comprato due dei suoi libri.  ‘Il tempo dei nuovi eroi’ e ‘Gratitudine’. Danno il senso di una persona di grande umanità, sensibilità e cultura”. Qualcuno può considerarli magnifiche utopie rispetto al mestiere di sindaco, ha detto ancora. “Però se non si guarda in alto poi si finisce a strisciare nel sottobosco”.

Come consiglio ho citato Sant’Ambrogio

Ha consigli da dare? “Sì, ma ci ho rinunciato. E ho citato Sant’Ambrogio. Con tutte le differenze di questo mondo, gli ho riportato questa frase: ‘Strappato dai tribunali e dalla magistratura ed eletto vescovo ho cominciato ad insegnare ciò che io stesso stavo imparando’. Ecco, io per i miei nove anni da sindaco non ho fatto altro che mettere in pratica la frase di Sant’ Ambrogio”. Perché, aggiunge,  la complessità di guidare una città è enorme. Dall’ecologia alla sicurezza, dall’urbanistica alla Scala, da chi inciampa in un tombino e ti fa causa alla persona che cerca lavoro o una casa popolare.

“Ho governato 9 anni con le dimissioni in tasca”

“Per un sindaco i cinque anni del mandato sono un vincolo fortissimo, via lui, via tutti. È anche la forza”, sottolinea l’ex primo cittadino.  “Io ho governato nove anni con la lettera di dimissioni in tasca. E questo mi ha permesso di avere la massima libertà”. Non è così per la giunta. “Il vicesindaco e gli assessori sono intercambiabili. Non sto affatto dicendo che se vinco mi ritiro prima della fine del mandato”, chiarisce nell’intervista. “Dico che psicologicamente esiste questa possibilità. È un po’ come quando ho corso la prima Stramilano della mia vita. La corsa non è il mio sport. E allora mi sono detto: ‘corro per un’ora e poi vedo come va. Se mi sento vado avanti, altrimenti mi fermo’. Sono andato avanti”.

Verso il ticket Montigny-Albertini

Insomma per Milano si profila il ticket Montigny-Albertini. Anche se,  per ora, i big del centrodestra, non si pronunciano. “Non credo sia un problema personale quanto negoziale tra i partiti del centrodestra. La chiamerei collaborazione competitiva“.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *