Terrorismo islamico, 4 anni alla foreign fighters Alice Brignoli: aveva portato i 3 figlioletti in Siria (video)

11 Mag 2021 12:24 - di Paolo Lami
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“Ubriacata” dal fanatismo islamico, assieme al marito marocchino, aveva portato i tre figli piccoli in Siria per allevarli come futuri combattenti del sedicente Stato islamico nella guerra di religione che l’Isis ha cercato di portare nel cuore dell’Occidente: la foreign fighters italiana Alice Brignoli, lecchese di 42 anni, nome di battaglia “Aisha”, arrestata il 29 settembre 2020 in Siria dove era scappata, è stata condannata oggi dal giudice di Milano, Daniela Cardamone, a 4 anni di carcere e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici  per associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale.

Nel processo, svoltosi con rito abbreviato, i pm di Milano Alberto Nobili e Francesco Cajani avevano chiesto una pena a 5 anni di carcere. Ora bisogna attendere le motivazioni alla base della condanna che saranno rese note fra 30 giorni.

Il giudice ha anche stabilito anche una provvisionale di 5mila euro per ogni parte civile lasciando al giudice civile la liquidazione del risarcimento.

Prima della lettura della sentenza, Alice Brignoli, in un video collegamento dal carcere “Le Novate” di Piacenza dove è detenuta, ha rilasciato alcune dichiarazioni spontanee per precisare che oggi “sono persona diversa“. E che “non volevo far soffrire i miei figli e voglio ripartire insieme a loro, se me lo consentirete”.

“Io non sono più la donna che ero da anni a questa parte – spiegando, così, il suo stato attuale. – Non rifarei più quello che ho fatto. Però ho bisogno di seguire un percorso e in questo sono molto aiutata dai rapporti con i miei quattro figli“.

Secondo i pm milanesi, quella di Alice Brignoli è una storia di “fanatismo”.
Il viaggio di questa famiglia, lei italiana e lui, Mohamed Koraichi, di origine marocchina, con i tre figli di 2, 4 e 6 anni – un quarto è nato in Siria – era iniziata nel settembre 2015, a pochi mesi dalla proclamazione della nascita del Califfato, con un viaggio in auto da Lecco alla Siria.
Ma il percorso di radicalizzazione di Alice Brignoli e del marito marocchino era iniziato molti anni prima, addirittura nel 2009.

Una “scelta strategica” quella di portare i figli “per farli diventare futuri combattenti, come è successo al più grande dei loro bambini“.
Una scelta radicale con la donna che condivide i propositi del marito “con grande entusiasmo, addestra e indottrina i figli in tenera età ed è talmente fiera che la sua foto profilo di WhatsApp mostra i tre figli vestiti da combattente con il dito alzato”.

Non solo: Alice Brignoli avrebbe “cercato di convertire la madre e altri familiari“, hanno poi ricostruito gli investigatori nel corso dell’indagine.

Le indagini avevano accertato che, per affrontare economicamente il costoso viaggio in Siria assieme ai tre figli attraverso Bulgaria e Turchia, la coppia aveva persino chiesto ed ottenuto un prestito di 7.000 euro da una banca italiana.

L’attività di ricerca della foreign fighter italiana non si è mai interrotta fino a quando non si è avuta la certezza che la vedova di Mohamed Koraichi, morto, nel frattempo, per cause naturali, si trovasse nel campo di Al-halw, nel nord della Siria sotto il dominio curdo.

Alice Brignoli e i figli sono stati consegnati dai curdi fuori dal campo e, poi, fatti rientrare in Italia a fine settembre 2020 dove per la foreign figthers italiana si sono aperte le porte del carcere, mentre i figli sono ancora affidati a una comunità per minori. Ma, come ha spiegato Alberto Nobili, il magistrato a capo del pool dell’antiterrorismo milanese, le è consentito di sentirli quotidianamente.

“La condanna non fa bene a nessuno, l’obiettivo non era quello, speriamo davvero invece che questo inizio di percorso di recupero della Brignoli possa concludersi in modo positivo”, commenta il pm Nobili. Che parla di “un percorso di recupero di identità che era stata smarrita per strada”.

“Ci ha ringraziato, si è resa conto di quanto sia stato importante il ritorno in Italia per la sua vita e per il futuro dei suoi figli. Dal campo da cui proviene parlare di futuro è complesso e complicato”, conclude Nobili.

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