Sussidi statali e prestiti: così l’Italia ha finanziato la fuga in Siria degli jihadisti

28 Apr 2016 19:12 - di Paolo Lami

Sussidi statali. E perfino un prestito in banca. Così l’Italia ha finanziato la fuga in Siria della coppia jihadista, Mohamed Koraichi e la moglie Alice Brignoli, i due coniugi lecchesi di Bulciago che risultano essere partiti, con i tre figlioletti, per raggiungere i territori del Califfato e le truppe dell’Isis: prima della loro partenza «erano disoccupati e ricevevano sussidi statali ed aiuti dai loro genitori», svela ora l’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Milano Manuela Cannavale e di cui la coppia figura tra i sei destinatari.
Il giudice, tra l’altro, annota che i due, prima di lasciare l’Italia, «frequentavano regolarmente le Moschee di Costa Masnaga e di Lecco e lui anche quella milanese di viale Jenner; Mohamed si prestava anche alla lettura del Corano durante le funzioni religiose del venerdì».
Inoltre, per organizzare il viaggio in macchina in Siria, attraverso la Bulgaria e la Turchia, la coppia risulta aver chiesto un finanziamento in banca di 7 mila euro..
Nel provvedimento di arresto, proprio per sottolineare come non ci siano dubbi sulla “radicalizzazione” dei coniugi, si ricorda che nel corso della perquisizione del 5 maggio scorso nella loro abitazione di Bulciago sono stati ritrovati dai carabinieri, alcuni oggetti che dimostrano come i due abbiano abbracciato la jihad.
Infatti i carabinieri hanno sequestrato «una bandiera artigianale ottenuta da una stampa, con sfondo nero, riportante nella parte centrale il logo bianco, rotondo, con la scritta in lingua araba della dichiarazione di fede della religione islamica (shahada) notoriamente assunta quale simbolo dell’Isis» e «una stampa a colori su carta formato A4 riportante nella parte superiore un logo seguito dalla scritta in lingua araba e nella parte inferiore la fotografia del noto Abu Bakr al Baghdadi, ovvero il “Califfo” dell’autoproclamato stato islamico sito tra l’Iraq nord – Occidentale e la Siria orientale».
Koraichi e la moglie si erano conosciuti in un’azienda dove entrambi lavoravano: lei come segretaria, lui come operaio addetto alle saldature. Poi la relazione, la conversione di lei all’islam, il matrimonio civile e il cambio repentino di abitudini. Era stata la madre di lei, Fabienne Schirru, a denunciarne la scomparsa. E a raccontare i cambiamenti, l’isolamento, la preghiera, la frequentazione delle moschee.  Fino alla fuga in Siria, insieme ai tre figlioletti. Grazie a quel fido di settemila euro chiesto e ottenuto dalla banca. E grazie ai sussidi statali.

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