Palù, col richiamo dei vaccini rinviato mettiamo in salvo 3 milioni di 60enni a rischio: Pfizer contesta

13 Mag 2021 9:39 - di Lara Rastellino
Palù richiamo vaccini

Il caos scatenato dal rinvio del richiamo dei vaccini imperversa. Con le polemiche scatenate dai vaccinandi che furoreggiano sui siti delle prenotazioni, tra preoccupazione per la protezione immunitaria e carenza delle scorti di fiale. E, come se già tutto questo non fosse abbastanza, con la faida di sottofondo tra Regioni, Cts, commissario Figliuolo e Pfizer. Una matassa ingarbugliata, i cui nodi sono venuti al pettine specie nella Regione Lazio, che proprio in questi giorni sta rivoluzionando il calendario delle vaccinazioni. E su cui oggi interviene con un’intervista al Corriere della sera, Giorgio Palù, virologo e presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).

Palù sul richiamo dei vaccini a mRna: così mettiamo in salvo 3 milioni di 60enni a rischio

Palù, dunque, parte da un presupposto concreto. E nel tentativo di smorzare le polemiche e calmierare gli animi, dalle colonne del quotidiano di via Solferino, afferma: «Posticipando il richiamo copriamo subito 3 milioni di sessantenni a rischio». E conferma la necessità di distanziare la seconda dose dei vaccini a Rna messaggero (Pfizer-BioNTech e Moderna) di 42 giorni dalla prima e non più delle 3 e 4 settimane inizialmente previste. Perché cambiare i tempi? «Si è calcolato che così facendo si hanno a disposizione dosi sufficienti per proteggere velocemente circa 3 milioni di over 60. Attualmente meno coperti dal vaccino. Ed esposti a significativo rischio di mortalità da Covid 19: pari a 13%», rimarca significativamente Palù.

Ma Pfizer contesta: il composto è studiato per una seconda dose a 21 giorni

Ma l’azienda Pfizer contesta. E ricorda che il suo composto è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni. Così Palù contro-replica. «Un’industria non può dettare scelte che dipendono dagli enti regolatori. Che vengono prese anche sulla base dei risultati osservati sul campo, su decine di milioni di persone. E quindi non limitati agli studi di validazione su poche decine di migliaia di casi», avverte il presidente dell’Aifa. E allora, cosa è stato visto sul campo chiede il Corriere a Palù? «Ci si è accorti – ricorda il numero uno di Aifa – che la seconda dose può essere spostata fino a 42 giorni senza condizionare né la protezione dalla malattia che resta alta, fino al 70%, né la risposta degli anticorpi. Ripeto, la posizione di Aifa e ministero della Salute sono un’indicazione vera e propria per affrontare in una fase particolare una relativa carenza di scorte».

Palù, «sul ricorso di AstraZeneca e J&J non escludiamo altre scelte»

E a proposito di approvvigionamenti, Palù passa ad affrontare il discorso sui vaccini diversi da quelli a mRna. Ossia quelli a vettore adenovirale come Astrazeneca e J&J. Riguardo ai quali il presidente dell’Aifa, rispondendo alla domanda se l’Aifa aprirà anche alla somministrazione dei vaccini AstraZeneca e J&J sotto i 60 anni, rileva: «L’Ema – prosegue l’esperto nell’intervista rilanciata dall’Adnkronosnon ha posto condizioni di età e sesso per questo tipi di vaccini a vettore adenovirale. La nostra agenzia ha previsto un uso preferenziale sopra i 60 anni, non significa escludere altre scelte». Però sarebbe consigliabile indirizzare i giovani verso altri prodotti? «I benefici di AstraZeneca – avverte il virologo – superano sempre i rischi, dai 18 anni in su. Ma la somministrazione in età giovanile andrebbe considerata con molta attenzione. Tenendo conto degli eventi di trombosi venosa profonda con carenza di piastrine riportate soprattutto in persone sotto i 60 anni».

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