Omicidio Ciatti, scempio senza fine: l’“amica” Francia nega l’estradizione e scarcera il 3° ceceno

20 Mag 2021 15:26 - di Greta Paolucci
omicidio Ciatti

Omicidio Ciatti: la Francia nega l’estradizione di uno dei tre ceceni fermati, ritenuti responsabili di quella mattanza letale. Uno schiaffo in faccia, quello che arriva dalla Francia, e che colpisce nel pieno del dolore della famiglia, e dello choc di una comunità intera, ancora sgomenti per la ferocia e la gratuità dell’assassinio di un bravo ragazzo, massacrato a sangue freddo senza un perché. Ma la giustizia d’oltralpe – in questo caso –, che dovrebbe dare le risposte, non per appagare un senso di vendetta, ma per soddisfare l’accertamento della verità, ancora una volta manca il suo appuntamento con le vittime. “”

Omicidio Ciatti, la Francia nega l’estradizione di uno dei tre ceceni

E allora, veniamo ai fatti. Che raccontano impietosamente della scarcerazione di Movsar Magomedov, uno dei tre ceceni accusati dell’assassinio di Niccolò Ciatti, quello che nei video del pestaggio del giovane di Scandicci (Firenze) nella discoteca di Lloret de Mar, l’11 agosto 2017, indossava una maglietta rossa. L’imputato non verrà estradato in Italia. Lo scrive il Corriere Fiorentino. Che aggiunge particolari agghiaccianti sul caso. Come quello secondo cui il 24enne ceceno fermato oltralpe avrebbe dichiarato ai giudici del Tribunal Jiudiciaire di Strasburgo – chiamati a decidere se convalidare o meno il mandato di cattura europeo spiccato dalla Procura della Repubblica di Roma, e il conseguente trasferimento a Rebibbia -: «Voglio essere processato in Spagna».

Omicidio Ciatti, tutte le prove che inchiodano il ceceno trovate dagli inquirenti italiani

Per Magomedov il 5 febbraio scorso erano scattate le manette nella sua città di residenza, Strasburgo, durante un’operazione dei carabinieri del Ros e della Gendarmerie. Ad inchiodarlo, secondo la Procura italiana che all’indomani dell’omicidio aprì un’indagine, non solo le immagini delle telecamere di sorveglianza del locale. Ma anche decine di testimoni, che gli inquirenti sono riusciti a trovare in Italia. Ma le prove raccolte nel nostro Paese sembra non abbiano convinto i colleghi di Strasburgo che hanno quindi rigettato l’estradizione e liberato Magomedov, «perché risulta indagato per lo stesso delitto in Spagna. Dove è stato commesso il reato. E dove, per le leggi internazionali, dovrà celebrarsi il processo». Una motivazione che riaccende indignazione, rabbia e dolore.

Dolore, delusione e rabbia: le parole di papà Luigi al “Corriere Fiorentino”

Sentimenti che il papà di Niccolò, Luigi Ciatti, interpellato dal Corriere Fiorentino, fatica a celare. Tanto che, commentando le ultime decisioni dei magistrati sull’omicidio del figlio Niccolò, dichiara: «Non ho più parole». E sì che di parole, di sentimenti, di aspettative, il padre della vittima, insieme alla sua famiglia, ne ha palesate tante in questi ultimi quattro anni, dedicati a chiedere giustizia per il figlio, barbaramente ucciso. Un genitore in disarmo, di fronte all’efferatezza della tragedia che ha travolto la sua vita e spezzato quella del giovane figlio, rispetto alla quale oggi ammette di provare «solo delusione. Rabbia. Sconforto. Mio figlio è al cimitero e uno dei suoi assassini è a piede libero: la decisione dei giudici francesi è incomprensibile. Ora speriamo in un appello, della Procura di Roma che dal 2017 ha fatto un gran lavoro», aggiunge infine Luigi. Appeso a un filo di speranza, sempre più flebile.

Beffa su beffa: i legali del ceceno in cella in Spagna presentano la 5a richiesta di scarcerazione

Almeno, se Movsar Magodemov in tre mesi è riuscito a ottenere la libertà, chi invece ci prova da tre anni e mezzo senza riuscirci è Rassoul Bissoultanov, il ceceno che con un colpo di arti marziali ha ucciso Niccolò. E così ieri, forse per arrivare fino ad agosto (mese in cui potrebbe uscire dal penitenziario in cui è recluso per decorrenza dei termini), i suoi legali hanno presentato per la quinta volta una richiesta di scarcerazione. Ma gli avvocati questa volta non hanno presentato il ricorso all’Audiencia Provincial ma hanno preferito giocarsi la carta della Corte d’Appello di Girona, probabilmente nella speranza di un accoglimento.

Intanto a Girona si attende ancora che venga fissata la prima data del processo

Una piega a dir poco deplorevole, quella che sta prendendo il corso giudiziario degli imputati, sulla qual la famiglia Ciatti, sempre al Corriere Fiorentino, aggiunge: «Ci sentiamo impotenti e non sappiamo più cosa aspettarci. Da parte della politica e della magistratura italiana abbiamo riscontrato il massimo impegno. Ma gli spagnoli continuano a gestire questa inchiesta come gli pare. Nonostante le promesse del ministro della Giustizia iberico. Non c’è alcuna considerazione nei nostri confronti». Intanto si attende ancora che a Girona venga fissata la prima data del processo che «dovrebbe essere in giugno. Almeno questo ci hanno fatto sapere i nostri avvocati». Papà Luigi non demorde. Ed è deciso a tutto per avere giustizia. «Anche a organizzare un sit-in davanti al Consolato spagnolo di Firenze»…

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