Mix di vaccini, alternare una dose di Astrazeneca e una di Pfizer si può? Ecco che dicono gli esperti

26 Mag 2021 19:16 - di Prisca Righetti
mix di vaccini

Secondo quanto ricostruito dal La Stampa sarebbe stata una delle domande poste dal premier, Mario Draghi, all’Ema. E l’Agenzia europea del farmaco ha risposto dando un parere non solo sul mix dei vaccini, ma anche sul green pass. E l’Ema ha risposto dicendo che è possibile fare il richiamo con Pfizer dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca. Su questo, però, il parere degli esperti si diversifica. Secondo alcuni di loro che riportiamo di seguito, in linea puramente teorica, un mix di vaccini con una prima dose di siero anti Covid a vettore virale, (come AstraZeneca per esempio), e il secondo a base di mRna (come Pfize e Moderna, per intenderci) potrebbe funzionare addirittura meglio. Ma in generale, si consiglia di approfondire ulteriormente lo studio. Partendo però da un’osservazione importante, che in queste ore sembra aver messo d’accordo almeno 3 degli addetti ai lavori consultati dall’Adnkronos. Che oggi si sono espressi, con tutte le variazioni sul tema, a riguardo.

Mix di vaccini: potrebbe funzionare addirittura meglio

Come la dottoressa Antonella Viola, immunologa dell’Università di Padova, che affida a un post su Facebook la sua opinione a riguardo, scrivendo: «In linea puramente teorica, un mix di vaccini con una prima dose AstraZeneca e il secondo a base di mRna potrebbe funzionare addirittura meglio. Perché AstraZeneca lavora inducendo anche una risposta anti-adenovirus. Mentre l’Rna messaggero usato da Pfizer richiama solo la risposta specifica anti-Covid. Aggiungo anche – prosegue poi l’infettivologa – che questa combinazione potrebbe risolvere il blocco di alcuni (fortunatamente pochi) che rinunciano alla seconda dose per paura. L’obiettivo finale non è forzare la popolazione alla vaccinazione. Ma avere la massima copertura possibile».

Mix di vaccini: ecco cosa dicono gli studi spagnoli e del Regno Unito

Non solo. A proposito del mix di vaccini, la Viola ricorda «una recente ricerca spagnola che ha monitorato 670 volontari di età compresa tra i 18 e i 59 anni. E che avevano già ricevuto una prima dose di AstraZeneca (un vaccino a vettore virale), e che hanno avuto in seguito Pfizer (vaccino a Rna messaggero). Ebbene, gli effetti collaterali non sono stati diversi. In compenso, sembra che il mix abbia aumentato e potenziato la risposta anticorpale. Risultati simili arrivano peraltro anche dal Regno Unito».

Mix di vaccini: pochi studi, ma molti elementi rassicuranti

Ma sulla questione al centro dell’attenzione degli scienziati è intervenuto oggi anche Andrea Cossarizza, immunologo e docente all’Università di Modena e Reggio Emilia, già professore di ricerca a Valencia, in Spagna. Il quale, parlando con l’Adnkronos Salute, ha spiegato: «Sono ancora pochi i dati disponibili per valutare l’ipotesi di utilizzare un mix di tipologie di vaccini anti-Covid. Ma – ha poi aggiunto – abbiamo già alcuni elementi rassicuranti che ci arrivano da un recentissimo studio spagnolo che evidenzia una risposta anticorpale aumentata di 150 volte con l’uso di una seconda dose di vaccino mRna dopo una prima a vettore virale».

I dati che segnano il primo passo verso questa strategia vaccinale

Parallelamente, prosegue Cossarizza, siamo in attesa di «uno studio inglese su oltre 800 persone, del quale sono stati pubblicati i primi dati il 12 maggio su The Lancet. Una ricerca – sottolinea lo specialista – che ci fornirà più dettagli alla fine del mese prossimo. Al momento, comunque, ha già evidenziato, per la cosiddetta somministrazione eterologa, solo un modico aumento, statisticamente non molto rilevante, di effetti collaterali moderati come febbricola. Mal di testa. Malessere. Tutti controllabili con il paracetamolo. Nessun caso di effetti maggiori come vomito, pruriti importanti, diarrea». Lo studio spagnolo, invece, «condotto su poco meno di 700 persone, ha già fornito indicazioni positive sulla immunogenicità della vaccinazione combinata. È un importante primo passo. Serviranno, ovviamente, più dati per valutare l’utilità di questa strategia vaccinale», precisa Cossarizza.

Mix di vaccini: ipoteticamente possibile. Scientificamente interessante. Ma aspettiamo i dati

Infine, un terzo esperto si è pronunciato oggi sull’ipotesi di un mix vaccinale di sieri a»nti Covid strutturalmente e funzionalmente diversi. Ed è Francesco Le Foche, immunologo clinico del Policlinico Umberto I di Roma che, parlando a sua volta con l’Adnkronos Salute, ha sottolineato: «Per mettere in campo una strategia di vaccinazione anti-Covid basata su mix vaccinale dovremmo avere a disposizione studi più concreti e robusti. Studi che, al momento, non ci sono». dunque, rileva l’esperto, parliamo di qualcosa di «Ipoteticamente possibile. Che è anche scientificamente interessante. Ma su cui – sottolinea – servono dati che garantiscano il risultato. Bisogna attendere».

Mix di vaccini, due modi differenti con cui si stimola il sistema immunitario

«Quelli portati al sistema immunitario dai due tipi di vaccino disponibili – spiega allora l’esperto – sono due messaggi inviati con modalità diverse. Uno con Rna messaggero, e uno con il Dna che poi si trasforma in Rna. Sono due modi differenti con cui si stimola il sistema immunitario, pur avendo, come risultato finale, la produzione di un anticorpo contro la proteina Spike di Sars-CoV-2». Dunque, prosegue l’esperto, «ci sono oltretutto degli eccipienti diversi. Delle caratteristiche antigeniche diverse. Non conosciamo il tipo di risposta che il sistema immunitario potrebbe dare. Ora ci servono altri dati per valutare l’ipotesi di utilizzarli in insieme», ribadisce pertanto Le Foche.

Una sperimentazione interessante ma servono più dati

In generale, però, conclude anche l’immunologo del Policlinico Umberto I di Roma, «dal punto di vista teorico, questa strategia è interessante. Potrebbe essere anche più funzionale dal punto di vista immunologico – ripete lo specialista –. E potrebbe addirittura stimolare in modo più significativo la memoria immunologica. Ma sono ricerche che devono avere maggiore solidità scientifica», conclude prudentemente alla fine.

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