Delitto Vannini: la Cassazione conferma tutte le condanne. Applausi e grida dopo la sentenza
La quinta sezione penale della Cassazione ha confermato le condanne per la morte di Marco Vannini, ucciso da un colpo di pistola nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 mentre era a casa della fidanzata a Ladispoli, sul litorale romano. La Corte ha quindi accolto le richieste del procuratore generale della Cassazione, Olga Mignolo.
Applausi e grida di gioia fa familiari e amici di Vannini alla lettura della sentenza. Il processo di Appello bis era stato disposto dopo la sentenza dei giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione del 7 febbraio dello scorso anno che aveva accolto la richiesta delle parti civili e del sostituto procuratore generale di annullare con rinvio la sentenza d’appello per la famiglia Ciontoli e disporre un nuovo processo per il riconoscimento dell’omicidio volontario con dolo eventuale.
Per l’omicidio del ragazzo, appena ventenne, il 29 gennaio del 2019 i giudici della corte d’Assise d’Appello di Roma avevano condannato Antonio Ciontoli per l’accusa di omicidio colposo a 5 anni di reclusione contro i 14 che gli erano stati inflitti in primo grado per omicidio volontario, confermando, invece, le condanne a tre anni per i due figli di Ciontoli, Martina e Federico, e per la moglie Maria Pezzillo.
Le condanne confermate a tutta la famiglia Ciontoli
“In questa vicenda tutti gli imputati hanno mentito. L’unico, a parte la famiglia Ciontoli, che poteva riferire come erano andati i fatti, era Marco Vannini. Ecco perché la sua morte era preferibile per Antonio Ciontoli, allo scopo di evitare conseguenze negative per lui e la sua famiglia”. Così il Pg Olga Mignolo all’udienza del processo.
Il pg, davanti alla Quinta sezione penale di Piazza Cavour, ha chiesto di confermare la condanna, dell’Appello bis dello scorso 30 settembre a 14 anni per Antonio Ciontoli (per omicidio volontario con dolo eventuale) e a 9 anni e 4 mesi per i due figli di Ciontoli, Martina e Federico e la moglie Maria Pezzillo per concorso in omicidio volontario anomalo. Il sostituto procuratore generale ha chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso di Antonio Ciontoli e il rigetto dei ricorsi dei tre familiari. Per questi ultimi il pg ha formulato un’ipotesi di attenuazione della pena, spiegando che agirono su indicazione del capo famiglia.
La Cassazione conferma le condanne per la morte di Marco Vannini
“È incontestabile l’accettazione da parte di tutti gli imputati della condotta del capo famiglia – ha aggiunto il pg – Vannini, ferito, restò affidato alle cure dei Ciontoli, che avevano un obbligo di protezione verso di lui. Gli imputati erano gli unici che avrebbero potuto impedirne la morte”.
L’avvocato Giandomenico Caiazza, difensore della famiglia Ciontoli, davanti ai giudici della Quinta sezione penale della Cassazione, aveva chiesto invece di annullare la sentenza. “Quella d’appello è una sentenza illogica, disseminata di insensatezze”, ha detto l’avvocato. “Se c’è omicidio volontario significa che c’era adesione alla possibilità della morte di Vannini. Ma questo come è compatibile col fatto che hanno chiamato i soccorsi?”.