Covid, Le Figaro riaccende i dubbi sulla Cina. Gli esperimenti a Wuhan e il ricercatore infettato

5 Mag 2021 15:45 - di Redazione

La Cina ha sempre smentito, chi lo ha sostenuto è stato accusato dal mainstream di complottismo. Dove ha avuto origine la pandemia di coronavirus che ha messo in ginocchio il mondo provocando milioni di morti? Oggi torna sulla scena l’ipotesi, accreditata da diverse riviste scientifiche statunitensi, che tutto abbia avuto origine una fuga dal laboratorio cinese di Wuhan.

I misteri di Wuhan sul covid, le Figaro riapre ‘il caso’

A sostenerlo è il blasonato quotidiano francese Le Figaro. Che riaccende i dubbi e dedica ai ‘misteri cinesi’ l’apertura dell’edizione di ieri. Si parte dalle domande degli scienziati del cosiddetto Gruppo di Parigi. Che lo scorso anno hanno interpellato sul tema l’Organizzazione mondiale della sanità. Che, come è noto, non ha brillato per trasparenza nella prima fase dell’esplosione del contagio. L’omertà del regime cinese sui mesi precedenti allo scoppio della pandemia e le ombre sull’Institute of virology di Wuhan alimentano i sospetti.

Gli esperimenti su un virus cugino del Sar-Cov-2

Gli esperti hanno sempre sostenuto che il mercato di Wuhan sia stato un «amplificatore» della malattia. Ma non il primo focolaio. Questo significherebbe il virus fosse già in circolazione da settimane o mesi. Quanti? “È impossibile dirlo. Perché, su ciò che è accaduto prima dell’ 8 dicembre 2019, il regime comunista di Pechino ha fatto calare una cortina di fumo”.

Gli studi sui pipistrelli e la miniera contaminata

A insospettire gli scienziati del Gruppo di Parigi i lavori condotti dalla dottoressa Shi Zheng Li, proprio nel laboratorio di Wuhan. Nel 2016 la ricercatrice aveva pubblicato una minima parte della sequenza del dna di un virus ‘cugino’ naturale del Sar-Cov-2. Il virus era stato catturato grazie agli studi condotti dal Wiv su un campione di escrementi di  pipistrello. Prelevati nel 2013 da una miniera di rame situata nella regione dello Yunnan. Molto distante da Wuhan. Nel 2020 questa sequenza è stata ripubblicata con un altro codice: RaTg13.

L’ipotesi del fungo e il dottorando infettato

Due particolari che secondo il virologo Etienne Decroly, citato da Le Figaro, “Non provano niente. Ma può anche voler dire che al laboratorio lavoravano su questo virus da diversi anni”. Dopo lo studio pubblicato del campione non c’è più traccia. Ad avvalorare i sospetti anche la ‘particolarità’ della miniera da cui sono stati prelevate le feci. Quella di Tongguan. Dove, nel 2012, come ammette tardivamente la ricercatrice, sei minatori avevano contratto una polmonite atipica. Che aveva provocato la morte di tre di loro. La malattia dunque potrebbe provenire dai pipistrelli.

Tutti i dubbi del gruppo di scienziati di Parigi

Oppure, come sostiene Zheng Li, da un fungo che si sviluppa sugli escrementi prodotti da questi animali. Il Gruppo di Parigi si interroga anche sul perché un virus, diffuso in una regione molto lontana da Wuhan, si ritrovi a circolare nel mercato della città.  La spiegazione potrebbe arrivare dal ricercatore Gilles Demaneuf, intervistato da le Figaro. Che non esclude l’ipotesi “di un dottorando del Wiv che si sia infettato mentre effettuava dei prelievi”, anche se, ha precisato, “non stiamo dicendo che sia andata così“. Solo ipotesi. Che, sotto il profilo geopolitico, confermano la linea più rigida verso la Cina impressa da Macron in vista delle presidenziali del 2022.

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