Ciro Grillo, la strategia difensiva: rito abbreviato. L’amica della vittima: non eravamo ubriache

1 Mag 2021 11:26 - di Riccardo Angelini
Ciro Grillo

Ciro Grillo, gli avvocati preparano la strategia difensiva in caso di rinvio a giudizio. Ne scrive oggi Il Fatto quotidiano spiegando che i legali sono orientati a chiedere il rito abbreviato. “Questa strategia – scrive Il Fatto – potrebbe avere ripercussioni importanti sul procedimento. Il rito abbreviato, che comporta uno sconto di pena di un terzo in caso di condanna, prevede che il processo si celebri con le prove raccolta fino a quel momento dal pm. Il che significa, in caso di violenza sessuale, che la vittima non potrà più replicare o aggiungere altro rispetto a quanto già dichiarato fino a quel momento. La vittima potrebbe quindi non avere più la possibilità di dare la propria versione sui nodi più contraddittori della vicenda”.

Il racconto dell’amica della vittima

Sul Corriere, intanto, si dà conto della testimonianza dell’amica della vittima, Roberta (nome di fantasia). La quale nega che all’arrivo alla villa fossero tutti ubriachi.  «Ero sobria, mi rendevo conto di ciò che accadeva, così come ho già detto per gli altri ragazzi e per Silvia. Certamente ero molto stanca perché avevamo fatto molto tardi…».

L’amica si addormenta sul divano e cominciano le violenze

“Finita la pasta e sparecchiato tutto – scrive il Corriere – Roberta si addormenta sul divano mentre Silvia, ancora sobria, subisce la prima delle violenze che racconta ai magistrati. Francesco – dice la sua denuncia – si infila nel suo letto (con gli altri che guardano, commentano e ridono davanti alla porta) e la costringe a un rapporto sessuale che comincia in camera da letto e finisce in bagno, dove lui la trascina. Lei prova a resistere ma è inutile ogni tentativo di liberarsi, racconta. Silvia spiega che Francesco ci aveva provato anche mentre preparava gli spaghetti in cucina ma lei gli aveva dato un calcio facendolo cadere e lì per lì lui aveva desistito. «Non è vero» ha raccontato lui nel suo ultimo interrogatorio. Nessun approccio, nessun calcio, nessuna violenza. Semplicemente lei ci stava. «E dopo il rapporto sessuale mi sono addormentato»”.

Costretta a bere vodka e afferrata per i capelli

“La versione di Silvia è drammatica: dice di aver provato a svegliare Roberta per andar via da quella casa ma che lei, nel dormiveglia, non ha capito la situazione d’allarme. Di fatto – così Silvia racconta ai carabinieri nella sua denuncia – fra le 8.30 e le 9 ricominciano le violenze e stavolta, però, compare una bottiglia di vodka. Lei dice che l’hanno afferrata per i capelli, costretta a berne mezza bottiglia e ad avere rapporti di gruppo. E la Procura contesta ai ragazzi l’aggravante della «minorata difesa» dovuta allo stato di alterazione psicofisica indotto dalla vodka. Ma i ragazzi negano tutto“.

 

 

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