Zan, il ddl andrà in aula. L’altolà della Cei: «Legge liberticida. Sentire anche la voce dei cattolici»

28 Apr 2021 11:50 - di Redazione
Zan

Il ddl Zan sull’omotransfobia va in aula. La commissione Giustizia del Senato ne ha infatti disposto la calendarizzazione al termine di un tesissimo braccio di ferro tra centrodestra e centrosinistra. Ha prevalso quest’ultimo grazie al voto determinante del renziano Giuseppe Luigi Cucca. Maggioranza, dunque, più che spaccata alla luce dell’unità nazionale riunita attorno a Draghi. Lo ha sottolineato persino il presidente leghista della Commissione, Andrea Ostellari. Sarà lui il relatore per l’aula «per garantire – ha spiegato – chi è favorevole al ddl e chi non lo è». I più soddisfatti sono i dem.  Il più lesto a gioire è il proponente, il deputato Alessandro Zan. «Finalmente – tuitta – ora può iniziare la discussione anche in questo ramo del Parlamento, per l’approvazione definitiva».

Il leghista Ostellari: «Sulla “Zan” sarò io il relatore»

Una rivendicazione politica in piena regola è invece quella che viene da Franco Mirabelli. «È un risultato importante – ha detto -, che raccoglie le sollecitazioni di tanti, rispetta il Parlamento e premia l’impegno del Pd». Che è come dire che il governo di unità nazionale impegna solo i segmenti di maggioranza provenienti dal centrodestra. Il Pd, invece, può presentare e sostenere proposte di parte senza alcun problema. Il controverso disegno di legge, tuttavia, continua a non piacere alle gerarchie ecclesiastiche.  «Ora che il ddl Zan va in aula – scrivono in una nota i vescovi italiani- occorre sentire anche la voce dei cattolici».

I vescovi: «La famiglia è una sola»

A più riprese la Cei ha fatto sentire la propria voce evidenziando la deriva liberticida annidata nell’articolato. «Sentiamo il dovere di riaffermare serenamente la singolarità e l’unicità della famiglia, costituita dall’unione dell’uomo e della donna», dicono ancora i vescovi italiani. Il loro auspico è che sull’argomento sia possibile sviluppare «un dialogo aperto e non pregiudiziale». Tanto più, rimarcano, che anche i cattolici italiani intendono contribuire «alla edificazione di una società più giusta e solidale». In ogni caso, avverte la Cei, «una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna».

 

 

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