Documenti riservatissimi nelle mani della spia dei russi Biot. Più di 80 gli agenti del Cremlino in l’Italia

2 Apr 2021 9:50 - di Redazione

Una rete capillare di spionaggio russo tiene sotto controllo il nostro Paese. Il caso Biot scoperchia il pentolone. L’arresto del capitano di fregata che ha venduto a Mosca nove documenti “riservatissimi” porta dritti a due spie.

Spionaggio russo, almeno 80 gli operativi in Italia

Due ufficiali del Gru (l’intelligence militare estera) Aleksej Nemudrov, addetto militare dell’ambasciata. E Dmitri Ostroukhov, addetto per l’esercito. Intraprendenti ma poco accorti. Sono stati intercettati dai Servizi italiani e il Cremlino li ha richiamati. Non certo per ‘premiarli’. Ieri si sono imbarcati per Mosca su un volo Aeroflot a Fiumicino. Saranno ‘processati. Visto che hanno messo a repentaglio la rete di spionaggio messa in opera dalle tre agenzie della Federazione. Svr, Gru, Fsb. Sono almeno un’ottantina gli operativi nel nostro Paese. Un terzo della forza diplomatica russa accreditata. Sparsi tra l’ambasciata ei consolati, secondo il controspionaggio dell’Aisi.

L’errore che ha intrappolato il capitano Piot

Repubblica ricostruisce le leggerezze dei due agenti fino all’errore che ha intrappolato la talpa russa, il capitano italiano. Che ogni mattina deposita nel suo ufficio a Palazzo Esercito uno zaino scuro. In cui trasporta il kit consegnato dai russi. Uno smartphone Samsung S9. Una microscheda Sd Hc Kingston. E, come è ormai noto, una confezione di Crestor. In cui nascondere i segreti che vende per cinquemila euro ai russi. Si tratta di un farmaco contro il colesterolo. Che non può insospettire vista l’età e il sovrappeso di Biot.

Le troppe visite di Ostroukhov nell’ufficio del capitano

Quello che insospettisce l’intelligence (che lo scorso 16 marzo piazza telecamere nascoste nel suo ufficio) è l’eccessiva frequentazione degli uffici da parte di Ostroukhov. Ne ha facoltà. Come tutti gli addetti militari dei Paesi accreditati in Italia, ma le visite sono troppo frequenti. Il sospetto è che abbia attivato un “casting”. Il reclutamento di fonti (possibili talpe) da coltivare.

Le telecamere riprendono le mosse della talpa

Il 25 marzo scatta la trappola. Le telecamere riprendono il capitano di fregata. Mentre scatta alcune foto allo schermo del suo computer, le inserisce nella scheda che nasconde nella scatola dei medicinali. Sono 181 documenti sensibili. Nove hanno la classifica “riservatissimo”. Hanno a che fare con le comunicazioni dei nostri contingenti militari all’estero. Dislocazione sul terreno. Richieste di dotazioni. Quarantesette documenti, classificati “segreti”, portano invece la matrice Nato.

La difesa: sono informazioni di basso valore

«Sono informazioni di bassissimo valore che non hanno mai messo a repentaglio la sicurezza nazionale». È la tesi sostenuta dal capitano la prima notte dell’arresto. E del suo avvocato Roberto De Vita. Tutto verrà ridimensionato, credono. Non la pensa così la gip che ha convalidato gli arresti. La narrazione del padre di famiglia disperato e senza quattrini costretto a vendersi ai russi per una manciata di euro non convince. La Gip descrive «un soggetto estremamente pericoloso. E professionale nell’agire». «Capace di inserire la scheda Sd nel bugiardino dei medicinali. Sintomo di uno spessore criminale tipico di chi non si pone alcuno scrupolo nel tradire la fiducia dell’istituzione cui appartiene».

L’esperienza decennale dell’agente russo

” Chi lo avrebbe mai detto – scrive Repubblica –  ad Aleksej Nemudrov che tutto sarebbe finito in vacca. Si fidava della sua esperienza, perché non si scala il vertice del Gru in un’ambasciata importante come Roma se si è dei faciloni”. Non gli era stato difficile agganciare Piot. Entrambi marinai. Entrambi con una famiglia. E poi l’agente russo in Italia era di casa.

Lo scambio, gli incontri, i contro-pedinamenti: da manuale

“Doveva andare tutto liscio. Perché tutto era stato fatto come da manuale”. Le modalità dello scambio. I luoghi scelti per gli incontri. E la raffinate tecniche di contro-pedinamento di Dmitri Ostroukhov. Per non dire delle istruzioni date a Biot. Puntare alla quantità. “Non pescare singoli documenti. Ma affondare, come una rete a strascico, nel mare magnum di carte dello Stato Maggiore Difesa. A patto – scrive ancora Repubblica – che avessero lo stampo visibile della classifica. Non necessariamente qualità, ma quantità. La sola cosa che a Mosca importava. E che Mosca avrebbe capito”. La voracità nel ‘lavoro’, l’iperattività hanno incastrato “l’ingordo Dmitri e il  bulimico Biot”. Ora le indagini proseguono per scovare il resto. “Una brutta notizia per le spie di Mosca che passeggiano nelle nostre città“.

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