Superlega, lo scrittore De Giovanni: è l’anticalcio che cerca di importare in Europa il modello Usa
La Superlega non rappresenta il calcio dei ricchi ma, al contrario, quello dei poveri, cioè delle grandi squadre indebitate. La pensa così lo scrittore Maurizio De Giovanni, tifoso del Napoli, che all’Adnkronos spiega: “Questo non è il calcio dei ricchi ma dei poveri perché le società che vorrebbero dare vita alla Superlega sono indebitate fino al collo. Il loro tentativo serve proprio per uscire da questo indebitamento folle che si è creato per i loro contratti assurdi. Il Tottenham, che fa parte della Superlega, ha licenziato ieri l’allenatore Mourinho il quale ha una clausola contrattuale di 40 milioni di euro in caso di esonero prima della scadenza del contratto. Il Tottenham dovrà quindi pagare questa clausola e il nuovo allenatore che certo non prenderà 1.500 euro compresi i contributi”.
De Giovanni: la Superlega è l’anticalcio
Non solo: per lo scrittore “la Superlega è l’anticalcio perché, innanzitutto, cerca di importare in Europa un modello americano dimenticando che il calcio non è il basket ed è fatto di campanile. Il calcio è fatto di sogni dei bambini, di piccole squadre che sognano il grande colpo nello stadio importante. Non è certo fatto di potentissimi che giocano l’uno contro l’altro in maniera parossistica”.
Con la Superlega i campionati non avrebbero più alcun senso
Per De Giovanni, infine, non ci può essere “osmosi” tra la Superlega e gli altri campionati. “Le squadre che possono fruire dei fondi della JP Morgan – argomenta – cioè tre miliardi di euro spartiti tra di loro, diventerebbero talmente forti che i campionati non si potrebbero di fatto giocare più. Non avrebbero proprio nessun senso. Il gap fortissimo che già c’è tra le squadre con una proprietà multinazionale e i club di proprietà italiana si allargherebbe ulteriormente. Intendiamoci – conclude de Giovanni – è’ legittimo che queste società decidano di mettersi in proprio, sono soggetti privati e possono fare ciò che vogliono. Ma è altrettanto legittimo, anzi necessario, per gli organi internazionali metterli fuori dalle loro competizioni”.
L’industria del calcio sta vivendo uno dei momenti più difficili
L’annuncio della costituzione della Super league, che è arrivato nella notte tra domenica e lunedì, e che è costituita al momento da 12 squadre tra cui Inter, Juventus e Milan arriva nel momento in cui l’emergenza coronavirus ha messo a dura prova il sistema calcio, in Italia e all’estero. Con gli stadi vuoti ma anche con una riduzione dei proventi dei diritti televisivi, le società calcistiche hanno difficoltà a fare quadrare i conti. La 24esima edizione della Football Money League, pubblicata a fine gennaio dallo Sports Business Group di Deloitte, rilevava infatti che l’industria del calcio sta vivendo uno dei periodi più difficili della sua storia. Sui conti dei club pesano l’assenza dei tifosi dagli stadi, il rinvio e la cancellazione delle partite, gli sconti concessi ai broadcaster e la necessità di soddisfare i partner commerciali. Deloitte stima che l’impatto Covid-19 sui ricavi dei principali club europei è stimato in oltre 2 miliardi di euro entro la fine della stagione 2020/21.