“Speranza come Totò, prende schiaffi da tutti”. Il triste ritratto di “Repubblica” del ministro “secchione”

17 Apr 2021 19:57 - di Marta Lima

“Speranza è soprattutto il bravo ragazzo che si fa male da solo, il ministro della Salute che si rovina la salute…”. Inizia così il lungo articolo che questa mattina “Repubblica” dedica al titolare della Salute. Un quadretto a metà tra la caricatura e il vittimismo, ovviamente caratteristica, quest’ultima, che il giornale definisce in altro modo, tipo persecuzione, da parte della solita destra becera e politicamente censurabile. Il giornale di Largo Fochetti non può non ammettere i disastri nella gestione dell’emergenza Covid da parte del ministro Speranza, ma non può neanche dare ragione a Fratelli d’Italia che ne chiede le dimissioni. Sceglie una terza via, Francesco Merlo, quella del racconto fantasioso del ragazzo ingenuo che somiglia a Totò, non è comunista ma è onesto.

Speranza, Totò e le dimissioni chieste da FdI

L’articolo, che vorrebbe essere ironico ma suona come surreale, è composto tutto di presunte confessioni biografiche sotto forma di intervista. “L’extramagro che – incredibile – ha perso una decina di chili ed è ridotto pelle e ossa. È il secchione doverista tutto nervi e fogli di carta, che va a letto alle 4 e confessa: la mia sveglia biologica è alle 4. E gira infatti con l’aria dissipata di chi si è appena svegliato in un fienile o abita stabilmente in una Cinquecento, la barba ruvida di fatica: ‘Da un anno dormo in ufficio. E se devo raccontare il rapporto con la mia famiglia ho in testa una sola parola: assenza'”.

Repubblica“, però, non gli pone la domanda che gli farebbero tutti gli italiani e che la destra ha messo nero su bianco con una petizione: “Perché non torna a dedicarsi alla famiglia?”.

La destra che non lo vuole nonostante sia il più bravo

Come si sente Speranza? “Come Totò. Si sente infatti «preso in mezzo tra due che mi danno schiaffi per darsele tra loro; e “io non so’ Pasquale” diceva Totò mentre le prendeva al posto di Pasquale». Chi lo prende a schiaffi? Salvini, che gli dà dell’inadeguato, e la Meloni, che lo colpisce sottola cintura. Ma lui, Speranza, non molla secondo “Republica”, “più prende altre botte, ma più lo insultano e lo colpiscono, più lo rafforzano e più lo vogliono allontanare da Draghi e più lo avvicinano”.

Il libro che non ha mai visto la luce sul Covid

Rifarebbe tutto? “Me lo sono chiesto tante volte, penso che se tornassi al primo lockdown, quello del 7 marzo 2020 in Lombardia, ebbene… in quel momento chiuderei tutto il Paese, chiuderei di più”. E il libro? “Ho sbagliato perché un libro muto ognuno lo riempie come vuole. Ma giuro che lo pubblicherò fosse solo per far vedere che non ho scritto che avevamo ormai sconfitto il virus”. E il comunismo? Rifarebbe anche quello? “Ho solo 42 anni e dunque, per ragione anagrafiche, con il Pci non c’entro nulla. Per arrivare a me bisogna partire dai Ds. Sono stato l’ultimo segretario della Sinistra giovanile”. Non c’era, e se c’era, non s’era accorto di nulla.

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