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Sfiducia a Speranza, Salvini abbaia ma non morde: «Prima di votare parlerò con Sileri»

Politica - di Michele Pezza - 28 Aprile 2021 - AGGIORNATO 28 Aprile 2021 alle 13:52

L’orario non è quello delle arene (a las cinco de las tarde), ma somiglia comunque a una corrida lo spettacolo che a breve inizierà nell’aula del Senato. Sulla carta non ci dovrebbero essere sorprese: la mozione di sfiducia presenta da FdI al ministro Speranza non ha alcuna possibilità di riuscita. Eppure la suspence c’è e la tensione si potrebbe tagliare a fettine. L’interrogativo attraversa ogni settore della variopinta maggioranza pro-Draghi: come voterà Salvini? Dubbio più che fondato alla luce delle capriole compiute ieri da Lega e Forza Italia per non farsi mettere in fuori gioco dall’odg sul coprifuoco, anche quello presentato dal partito di Giorgia Meloni.

Oggi il Senato vota su Speranza

Neppure l’intervento del premier è riuscito ad evitare il caos. Come dimostra la decisione di leghisti e berlusconiani di non partecipare al voto sull’odg dell’opposizione. Una scelta che ha mandato in tilt la maggioranza, spiazzato Draghi e scatenato l’ira di Pd e M5S. Da qui il loro ultimatum: «Interpreteremo qualsiasi voto di Salvini diverso dal “no” alla sfiducia a Speranza come un attacco al governo». A quel punto – questo è il senso dell’alzata di scudi giallo-rossa – “o lui o noi”. Con tali premesse, è persino scontato che il clima politico odierno risulti particolarmente surriscaldato.

Il Capitano tenta di restare in bilico

Salvini è alla ricerca di un appiglio, consapevole che non può restare ancora in bilico tra la necessità di non farsi scavalcare dalla Meloni e la lealtà a Draghi. E così sulla mozione ha deciso di farsi illuminare dal viceministro Sileri, da lui «stimato enormemente». «Gli chiederò – ha anticipato il Capitano – come si lavora con Speranza». Una procedura a dir poco irrituale, soprattuto considerando che Sileri è grillino, ma che la dice lunga sulla confusione che regna nella Lega. Delle due l’una: se è maggioranza, difende il ministro; se non lo difende, torna all’opposizione. Quel che Salvini non può più fare è tenere il piede in due staffe. Anche perché Draghi ha esaurito la sua scorta di pazienza.

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di Michele Pezza - 28 Aprile 2021