Reddito di cittadinanza, retata di furbetti: tra loro anche mafiosi, ras immobiliari e giocatori professionisti

2 Apr 2021 12:01 - di Lucio Meo

Dieci furbetti del reddito di cittadinanza sono stati scoperti e denunciati dalla Guardia di finanza a Enna. Dagli accertamenti è emerso gli illeciti percettori o alcuni loro familiari al momento della presentazione della domanda per sussidio erano infatti, sottoposti a misure cautelari personali o già condannati per reati di stampo mafioso. Il danno accertato per le casse dello Stato ammonta complessivamente a circa 90.000 euro. Tutti sono stati segnalati all’Inps che ha disposto la revoca del beneficio e l’attivazione delle procedure di recupero delle somme già indebitamente percepite. Tutti e dieci sono stati, inoltre, denunciati alla Procura e rischiano ora la reclusione da due a sei anni. Chissà cosa ne pensano Luigi Di Maio e Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, che recentemente ha proposto di estendere la misura anche agli immigrati.

Reddito di cittadinanza, non solo mafiosi

Nei primi tre mesi dell’anno la Guardia di finanza di Foggia ha scoperto 113 persone il cui nucleo familiare percepiva in maniera indebita il reddito di cittadinanza e le ha denunciate alla Procura della Repubblica del capoluogo dauno. Prima della fine del 2020 erano già finiti sotto la lente degli investigatori 63 nuclei famigliari. Le Fiamme Gialle, in collaborazione con l’Inps, hanno scoperto che le 113 persone erano o sottoposte a misure cautelari personali, o proprietarie di immobili o valori mobiliari, o percettori di redditi, oltre determinate soglie, non dichiarati nonché derivanti da vincite al gioco. Tra loro, anche molti affiliati ai clan.

La concessione del sostegno economico quale misura di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale, è subordinata, tra l’altro, ad una serie di requisiti reddituali e patrimoniali che cumulativamente ciascun nucleo familiare deve possedere al momento della presentazione della domanda e conservare per tutta la durata dell’erogazione del beneficio. I finanzieri hanno approfondito la posizione di numerosi nuclei familiari. In 81 casi nell’istanza all’Inps il richiedente non aveva comunicato il fatto di essere stato sottoposto a misura cautelare personale, oppure la presenza nel proprio nucleo familiare di un componente interessato da una analoga misura coercitiva. Tra gli 81 pregiudicati, 8 sono risultati essere affiliati alla criminalità organizzata.

False informazioni fornite alle autorità

In 22 casi, al momento della richiesta del beneficio, erano state fornite informazioni false relative alla composizione del nucleo familiare, ai redditi percepiti o alla posizione lavorativa, in alcuni casi in ‘nero’, dei componenti dello stesso; in 6 casi non erano state denunciate proprietà immobiliari o mobiliari; in 2 casi hanno omesso di segnalare vincite on line per oltre 55 mila euro.

Da segnalare, infine, il caso di due percettori, dei quali uno gravato da precedenti di polizia, che, nonostante fossero stati denunciati lo scorso anno per aver richiesto e ottenuto fraudolentemente il Reddito di cittadinanza, hanno reiterato l’istanza continuando a fornire informazioni non veritiere circa l’assenza di cause ostative.

Tutte le posizioni illecite emerse dalle indagini sono state segnalate all’Inps per la revoca e il recupero del beneficio economico non dovuto, nonché denunciate alla Procura della Repubblica di Foggia, che coordina le indagini per accertare le responsabilità di chi ha frodato l’Ente erogatore fornendo dichiarazioni false e omettendo informazioni dovute. L’importo complessivo delle somme non dovute, sottratte all’Inps, e di cui si provvederà al recupero, ammonta a oltre 560 mila euro.

Le pene previste per l’indebita percezione del reddito di cittadinanza sono la reclusione da 2 a 6 anni per chiunque presenti dichiarazioni false oppure ometta informazioni dovute e da 1 a 3 anni nei casi in cui si ometta la comunicazione all’Ente erogatore delle variazioni di reddito, del patrimonio nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della riduzione o revoca del beneficio.

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