Palamara “non docet”. Cafiero de Raho al convegno del Pd. FdI insorge e lui fa dietrofront

14 Apr 2021 20:36 - di Francesca De Ambra
Cafiero de Raho

Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho non parteciperà domani all’incontro online organizzato dal Pd di Napoli. Sono stati gli stessi dem partenopei a farlo sapere aggiornando l’annuncio su Fb senza più il nome del capo della Dna. Al centro dell’incontro, la prevenzione delle infiltrazioni mafiose in vista dell’attuazione del Recovery Plan. Il Pd ha giustificato il dietrofront dell’alto magistrato con «sopraggiunti impegni istituzionali» già comunicati in mattinata agli organizzatori. In realtà, era stato il centrodestra a protestare contro la presenza di Cafiero de Raho in un convegno con tanto di simbolo di partito.

Cafiero de Raho è il superprocuratore antimafia

Prima l’ex-deputato Laboccetta, poi segretari regionali della Campania di FdI, FI, Udc e Lega, quindi Edmondo Cirielli bollavano come «anomala» la presenza di Cafiero de Raho all’incontro del Pd. Tanto più che il parterre di relatori si presentava già ricco di magistrati passati alla politica. A cominciare dall’organizzatore Paolo Mancuso, già procuratore aggiunto a Napoli e ora presidente del Pd metropolitano, per finire all’ex-superprocuratore Franco Roberti, oggi eurodeputato del Pd. In altri tempi, forse, il centrodestra non avrebbe eccepito più di tanto. Ma oggi con il “caso Palamara in piena ebollizione, le questioni di opportunità sopravanzano di gran lunga quelle di merito.

La protesta di Cirielli

Non stupisce, dunque, che prima della rinuncia di Cafiero de Raho a partecipare, Cirielli avesse stigmatizzato il «silenzio» di Anm e Csm. E soprattutto quello «dei vertici associativi napoletani di Area e di altre sigle». Le stesse, aveva aggiunto, che «ultimamente si sono occupati, guarda caso, di Catello Maresca». Si tratta del possibile candidato del centrodestra alle prossime elezioni amministrative di Napoli. «È il solito doppiopesismo di alcuni vertici della magistratura italiana – aveva concluso Cirielli -: si preoccupano dell’etica dei giudici solo quando a sponsorizzarli non è la sinistra».

 

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