Milano, è cosciente la 26enne che ha avuto una trombosi dopo aver fatto il vaccino AstraZeneca

13 Apr 2021 19:13 - di Lucio Meo

Nel giorno dell’allarme trombosi anche per i vaccini di Johnson & Johnson, c’è un altro caso sospetto su cui le autorità sanitarie stanno indagando. A quanto apprende l’Adnkronos Salute, è ricoverata da ieri al Policlinico di Milano una ragazza di 26 anni con trombosi cerebrale. La giovane aveva ricevuto 16 giorni fa la prima dose del vaccino anti-Covid di AstraZeneca. La segnalazione sul caso è partita ieri sera. Dall’Irccs di via Sforza, interpellato sull’episodio, precisano che “non ci sono al momento elementi sufficienti per dare una risposta sull’eventuale correlazione di questo evento con la vaccinazione”. La ragazza, aggiunge l’ospedale, “è cosciente e risponde alle terapie. E’ in condizioni ritenute stabili, anche se la prognosi resta riservata”. E’ stata ricoverata al Policlinico di Milano perché la sua situazione era seria ed è stata inviata al Centro trombosi guidato da Flora Peyvandi, struttura di riferimento. La trombosi originata dal vaccino Astrazeneca resta comunque limitata a casi bassissimi.

La trombosi con il vaccino Astrazeneca

“Il vaccino anti-Covid di Johnson & Johnson è basato sugli stessi principi di quello di AstraZeneca. E’ verosimile che i rarissimi eventi avversi, che sono stati evidenziati per i due prodotti, siano riconducibili allo stesso meccanismo. Con una stessa ipotesi di origine autoimmune. I dati disponibili sembrano infatti indicare l’esistenza di una reazione autoimmunitaria”. Lo spiega all’Adnkronos Salute, Andrea Cossarizza, docente di Patologia generale e Immunologia all’università degli Studi di Modena e Reggio Emilia commentando la sospensione, negli Stati Uniti per il vaccino Johnson & Johnson dopo alcuni episodi di trombosi gravi.

“Si tratta – spiega Cossarizza – di eventi estremamente rari: negli Usa sono riportati sei casi, di cui uno mortale e uno grave, su poco meno di 7 milioni di vaccinazioni. E riguardano tutti donne, come abbiamo visto con AstraZeneca, tra i 18 e i 48 anni. L’ipotesi, dunque, è che alla base di questo fenomeno ci sia un meccanismo di immunopatogenesi che attiva una risposta immunitaria eccessiva contro qualche componente dell’organismo. Nelle donne in quella fascia di età, del resto, è più frequente l’incidenza di malattie autoimmuni”.

Nelle donne una maggiore predisposizione alle trombosi

L’immunologo ricorda che su Johnson & Johnson, al momento, non ci sono analisi pubblicate mentre per AstraZeneca sono usciti due importanti lavori, il 9 aprile sul New England Journal of Medicine, “che mostrano la presenza di anticorpi anti PF4, molecole presenti nelle piastrine, simili a quelli visti in rari pazienti dopo il trattamento con eparina. Il meccanismo patogenetico di Astrazeneca, dunque, è stato in parte già identificato”. Gli elementi comuni tra i casi, comunque, ci sono. “Sono tutte donne, in buona salute, della stessa fascia di età. E nelle donne, per motivi anche legati agli ormoni e al genere, c’è una predisposizione maggiore a sviluppare malattie autoimmuni”, conclude l’immunologo che, considerando i numeri e la rarità dei casi, evidenzia come l’individuazione di questi rarissimi eventi avversi dimostri “che il sistema di farmacovigilanza sia efficiente, in Europa come negli Usa”.

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