Manda il vino col biglietto: “Il Duce ci illumini”. Il fattorino lo strappa. L’azienda lo licenzia

28 Apr 2021 16:42 - di Adriana De Conto
Biglietto Duce

Un rider ha strappato di sua iniziativa davanti al destinatario un biglietto che inneggiava a Mussolini. Lo aveva inviato il cliente di una piattaforma di consegne a domicilio in accompagnamento a delle bottiglie di vino. Un omaggio, uno scambio tra due conoscenti. Per questo, per “aver violato la privacy” e per aver adottato un “comportamento scorretto”, il  fattorino è stato licenziato. È successo a Bologna. Il rider si chiama Luca Nisco, 30 anni, e ha raccontato la vicenda  al Resto del Carlino. Lavoratore per conto di Winelivery, il 25 aprile riceve l’incarico di recapitare delle bottiglie a Bologna, corredate da un biglietto come da volontà del cliente e come si usa di solito. A trascriverlo è un collega di Luca. Il testo è davvero “speciale” e a lui non piace : inneggiava al Duce.

Fattorino antifascista  strappa il biglietto con il Duce

Il tanto pericoloso bigliettino recitava così: ” «In questo giorno di lutto che il nostro Duce possa guidare da lassù la rinascita». Apriti cielo. “Ho provato indignazione per quel messaggio – racconta al Carlino -; stupore che ancora oggi siano scritte certe cose”. L’uomo ha definito “osceno” il contenuto del biglietto. Così ha deciso lui per gli altri e davanti alla destinataria ha preso il biglietto e lo ha strappato. Al che, quando la donna ha chiesto di che tenore fosse il biglietto, lui ha risposto: “oscenità”. Non l’ha però passata liscia con questo rigurgito  antifasciata.  Il giorno dopo infatti la piattaforma ha  annullato tutti i suoi turni per la segnalazione di un “comportamento scorretto”. Interpellata da Qn l’azienda ha spiegato  la sua policy interna.

“Il nostro Duce possa guidare da lassù la rinascita”: il biglietto contestato

L’azienda si riserva “il diritto di non consegnare un biglietto in caso in cui sia contrario al decoro, all’ordine pubblico, offensivo“. Quindi l’operatore che ha trascritto quel messaggio in primis “non ha seguito l’indicazione aziendale”, perché secondo l’azienda ha messo  nero su bianco “un bigliettino contrario alla legge”. Insomma, per Winelivery quel biglietto è fuori legge. Ma l’operatore,  “reo” della trascrizione, se l’è cavata con un rimbrotto, senza conseguenze. Il rider invece sarebbe andato molto oltre: avrebbe “attuato due comportamenti scorretti”, spiega l’azienda di vini: la “palese violazione della privacy”, cioè aver aperto il sacchetto per leggere il biglietto. E poi un “comportamento non in linea con i valori aziendali”:  cioè l’aver strappato il messaggio. Di qui la decisione di licenziarlo. Il rider, che ha dato mandato di impugnare il provvedimento, ha defiito eccessivo il comportamento dell’azienda. Anche il suo, probabilemente. Una vicenda paradossale che poteva accadere solo a Bologna. Dove per il primo maggio si raduneranno i rider solidali con Luca Nisco al grido: “Via i fascisti dalla città”.

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