Italia connessa entro il 2026? Open Fiber: «È un obiettivo alla portata, ma serve l’impegno di tutti»

1 Apr 2021 16:26 - di Redazione
open fiber

Una solida alleanza pubblico-privato per centrare l’obiettivo di «connettere l’Italia entro il 2026». A indicare la strada per vincere la sfida di cablare il Paese da qui ai prossimi cinque anni è la Ceo di Open Fiber, Elisabetta Ripa, commentando il piano illustrato dal ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao. «L’obiettivo indicato dal ministro è alla portata, serve però l’impegno di tutti gli attori del mercato pubblici e privati perché non possiamo continuare a essere gli unici che contribuiscono alla realizzazione della rete in fibra in Italia», ha chiarito l’amministratrice delegata di Open Fiber, in un’intervista con Il Sole 24 ore.

«Il ministro è stato chiaro: bisogna collegare tutti con connessioni ad altissima velocità, utilizzando le tecnologie Gigabit anche in vista della nuova comunicazione europea Digital Compass 2030. Open Fiber lo sta già facendo. Abbiamo raggiunto 11,5 milioni di unità immobiliari e ci confermiamo di gran lunga al primo posto in Italia e al terzo in Europa per estensione delle coperture Ftth», ha ricordato Ripa. «Dal nostro ingresso sul mercato, il Paese sta risalendo le classifiche europee sul digitale dopo decenni di assenza di investimenti: in questi 4 anni abbiamo investito oltre 4,3 miliardi di euro per raggiungere questo obiettivo e ne investiremo oltre 1 miliardo all’anno per completare il progetto», ha proseguito.

Dunque, l’obiettivo «è alla portata», ma questo non significa che non ci siano delle criticità da affrontare. A partire dai ritardi. «Prima di tutto è bene ricordare che a causa di alcuni ricorsi, il piano è partito nel 2018, quindi con due anni di ritardo», ha chiarito Ripa, rispondendo a una domanda di Simona Rossitto, che firma l’intervista, sui «ritardi registrati nella stesura della fibra nelle aree bianche dove non c’è interesse del mercato». Ripa quindi ha proseguito ricordando che «una volta avviati ci siamo trovati davanti a un’enorme mole di burocrazia».

Per la Ceo di Open Fiber «le semplificazioni già varate puntano ad agevolare l’ottenimento dei permessi e il governo ha dichiarato di considerare a breve ulteriori, drastiche, misure per accelerare i tempi di posa dell’infrastruttura, anche nell’ottica di un efficace utilizzo del Recovery Fund. Le riforme però devono essere scaricate a terra, e l’implementazione delle semplificazioni sul territorio è ancora deficitaria. Nonostante le difficoltà logistiche dovute alla pandemia, nell’ultimo anno siamo riusciti, comunque, a imprimere un’accelerazione».

Ripa quindi ha rivelato che «l’Italia ha recuperato terreno in Europa anche per quanto riguarda la copertura Ftth delle aree rurali: secondo un’analisi di McKinsey, l’Italia è seconda solo alla Francia sia in termini di copertura (28% vs 31%) sia di crescita nell’ultimo anno per numero di abitazioni coperte in Ftth (+47% vs +59%). Nelle aree di intervento è fondamentale, però, avere la flessibilità di intervenire una volta per tutte anche nelle coperture ancora non realizzate dagli operatori privati».

Quanto all’individuazione delle nuove aree bianche, Ripa ha spiegato che «le dichiarazioni di investimento degli operatori privati, che sono state alla base della definizione delle aree bianche e in ampia misura disattese, hanno determinato situazioni paradossali sul territorio, con una parte delle cosiddette aree grigie che in realtà possono oggi essere definite “nuove aree bianche”». «I bandi pubblici nascono, infatti – ha chiarito – per ovviare all’assenza di interesse dei privati a investire nelle zone meno popolose e più isolate, dove occorre concentrare gli sforzi».

«Open Fiber – ha proseguito – ha già cablato oltre 4 milioni di unità immobiliari nelle aree bianche e aperto la commercializzazione dei servizi in più di 2.000 comuni nelle stesse. Certamente, i nuovi interventi pubblici richiederanno di aggiornare la mappatura delle diverse aree del Paese in virtù dello stato di copertura e dei piani di investimento degli operatori, rendendo, se possibile, più cogenti le dichiarazioni di investimento dei privati in modo da allocare più efficientemente le risorse pubbliche».

Per quanto riguarda le aree grigie, poi, Ripa ha illustrato il fatto che «nel piano industriale abbiamo previsto di coprire, con investimento privato, circa 1 milione di unità immobiliari nelle aree grigie dove si trova la maggior parte dei distretti industriali». «L’economia messa a dura prova dalla pandemia – ha spiegato – si rimetterà in moto, e le imprese devono farsi trovare pronte: una connessione ultraveloce è fondamentale per innovare i processi produttivi, sviluppare nuovi servizi ed esportare sfruttando la leva digitale. Il ruolo del pubblico sarà decisivo per ottimizzare gli investimenti e sostenere con strumenti ad hoc la domanda».

Il tema è stato affrontato anche dal partner istituzionale. «Il governo ha annunciato nuovi interventi in tema di voucher. È importante però che il sostegno sia indirizzato verso le cosiddette reti Vhcn (Very-high-capacity-network), anche in considerazione dei target al 2026. Come evidenziato dall’Agcm, un intervento di sostegno della domanda che includa anche le connessioni con velocità inferiori a 100 Mbps avrebbe l’effetto di ritardare ulteriormente l’adozione di tecnologie più veloci favorendo la permanenza di linee obsolete ancora in rame».

«I maggiori costi di migrazione per le attivazioni su nuova infrastruttura Ftth hanno condizionato la velocità di take up, ma nel corso del 2020, in particolare nel quarto trimestre, si è registrata una fortissima accelerazione». Ripa quindi ha portato «a conferma del crescente interesse del mercato verso la connettività Ftth», il fatto che «l’incidenza acquisitiva della tecnologia Ftth sulla crescita dell’intero mercato ultrabroadband è in continuo aumento: nell’ultimo anno tale quota ha superato il 40% in aumento di oltre 10 punti percentuali».

Infine, nell’intervista de Il Sole 24 ore viene chiesto a Ripa quale ruolo può avere il «5G Fwa» per integrare il piano di connessione per l’Italia. «La tecnologia 5G per svilupparsi – ha spiegato la Ceo – ha bisogno di fibra che metteremo come sempre a disposizione, nell’ottica del nostro business model di rete neutrale e aperta a tutti gli operatori a parità di condizioni». «L’Fwa 5G è una tecnologia ultrabroadband che rappresenta una valida alternativa all’Ftth dove, per caratteristiche morfologiche del territorio o per densità abitativa, non è possibile posare fibra ottica. Una soluzione per i comuni no Internet, ossia quei comuni individuati da Agcom come del tutto privi di connessione, che Open Fiber coprirà grazie a un piano finanziato con risorse proprie entro quest’anno: sui circa 200 comuni individuati – ha concluso Ripa – ne sono già stati coperti circa 50».

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