Immunità di gregge, ecco cos’è e come ci si arriva. Ma per l’Italia le cose si stanno complicando

17 Apr 2021 8:59 - di Lara Rastellino
immunità di gregge

Faticosamente arrivati alla soglia dei 14 milioni di italiani vaccinati. Con i giovani compresi nella fascia d’età 1-18 anni non vaccinabili e ancora una buona porzione di over 80 da vaccinare, ci si azzarda a riflettere sul tema dell‘immunità di gregge. Ma che cos’è? Quando si raggiunge il traguardo? Quanto dura l’immunità e qual è il ruolo che i vaccini svolgono fino all’immunizzazione di massa raggiunta? Sono tutti argomenti che vanno necessariamente declinati all’andamento della campagna vaccinale e alle valutazioni che, esperti del settore e addetti ai lavori, monitorano quotidianamente.

Che cos’è l’immunità di gregge

Ma allora, cos’è l’immunità di gregge? E, soprattutto, quando potremo dire di averla realmente raggiunta? Già, perché analizzando letteralmente il termine, si scopre che la definizione arriva dall’inglese “herd immunity” . Dunque, stando alla sua esegesi, come sottolinea un esaustivo servizio dedicato al tema sul Correre della sera, forse sarebbe più appropriato parlare di «immunità di gruppo». E con essa si intende, appunto, la protezione fornita dall’insieme degli individui vaccinati a quello dei non vaccinati. Una scelta, quella dell’immunizzazione, che può dipendere da una precisa presa di posizione o da fattori medico-scientifici. Ebbene, questa parte di popolazione, che dovrebbe essere residuale, rimane suscettibile al virus, ma può contare comunque sulla protezione garantita dalla gran parte di popolazione immunizzata.

Quando si raggiunge?

In base a quanto appena detto, allora, la seconda questione da analizzare diventa: qual è la quota di immunizzati da raggiungere per ottenere lo scudo di gruppo. E si scopre subito che il risultato dell’equazione darà un numero variabile, perché, come spiegano i virologi, e come riferisce il Corriere della sera a riguardo, «non c’è una soglia unica. Ogni malattia infettiva ha la sua, al di sotto della quale i non vaccinati rischiano il contagio. Nel 2016, per esempio, la percentuale di bambini che avevano ricevuto l’anti-morbillo in Italia era scesa all’87%, molto inferiore al 90-95% necessario per evitare l’infezione a individui non immunizzati». Dunque, più un virus dilaga facilmente, più l’immunità di gruppo alza il suo valore di riferimento. Per il Covid, allora, è calcolata attorno al 70%.

Il fattore “vaccini” e i giovani non immunizzati

Ma, a questo punto, entra a pieno titolo nel discorso sull’immunità di gregge il fattore “vaccini”. Secondo il parere del microbiologo Crisanti, per esempio, escludere dalla vaccinazione i soggetti compresi nella fascia d’età 1-18 anni, non consentirà di poter raggiungere l’immunità di gregge. E c’è un ragione anche solo esclusivamente matematica che potrebbe giustificare questa affermazione. Infatti, se da un lato il Covid ha dimostrato di contagiare e diffondersi trasversalmente ormai in tutte le fasce di popolazione, è altresì vero che le fiale per i minorenni non sono disponibili. Dunque, parametrando i due fattori – contagiosità trasversale del virus e mancanza di vaccini per i minori – ne consegue che allo stato dei fatti ci sono 12 milioni di persone che oggi rinunciamo a vaccinare.

Quanto dura l’immunità

Quest’ultima, dunque, è la domanda più ardua a cui rispondere. Quanto dura l’immunità? Ebbene, la risposta più chiara ed esauriente l’ha fornita sul Corriere della sera il virologo Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr che, affrontando il tema dell’immunità di gregge e spiegandolo in tutte le sue sfaccettature, dà riferimenti anche sulla durata dell’immunizzazione. E dichiara: «È molto probabilmente duratura ma deve ancora essere ancora dimostrato per quanto tempo. Chi ha avuto l’infezione naturale resta protetto almeno 3-4 mesi. Non c’è la certezza che chi ha avuto il Covid da diversi mesi abbia conservato l’immunità e che sia protetto dalle varianti».

L’immunità prodotta dal vaccino

La protezione prodotta dal vaccino, invece, conclude Maga, «sviluppa un’immunità molto più robusta anche contro la variante, sicuramente contro quella inglese, la più presente in Italia». E comunque, chiosa l’esperto, «in genere le cellule conservano il ricordo degli anticorpi anche quando scompaiono».

 

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